ANCONA – I tre mesi più brutti della sua vita e ancora oggi, anche se sono passati tre anni, ha ancora paura e ieri lo ha ribadito anche in tribunale, al giudice. «Se torna mi uccide». È un caso di stalking quello a processo che ieri – 20 ottobre – ha visto la vittima deporre in aula. L’ex marito gliene avrebbe fatte di tutti i colori.
L’auto manomessa, inseguita sul bus, al lavoro e minacce continue di morte come «tra un po’ non riderai più» e «a tua madre la faccio fuori». Sotto accusa un boliviano di 52 anni già reduce da una condanna per maltrattamenti nei confronti della ex moglie peruviana di 50 anni.
Stando alle accuse a suo carico l’uomo, quando ancora era ai domiciliari a finire di scontare la pena per maltrattamenti, avrebbe ripreso a perseguitare la ex consorte, ad Ancona, dove vivevano entrambi. Tre mesi, da giugno ad agosto 2018, in cui la donna non sarebbe stata solo minacciata ma anche inseguita e pedinata tanto da ritrovarsi l’uomo anche sul bus quando andava al lavoro. Dopo quattro denunce è intervenuta la squadra mobile e il boliviano è finito a processo.
Ieri mattina, davanti al giudice Carlo Cimini, ha testimoniato la vittima, parte civile con l’avvocato Laura Catena, che ha ripercorso i mesi di paura e ansia vissuti. «Più che lui sembravo io quella ristretta ai domiciliari – ha riferito la peruviana – non potevo più uscire, non potevo portare i bambini al parco, non potevo prendere il bus che lui me lo trovavo sempre davanti. Anche adesso ho paura, ho paura che torni e che mi faccia fuori».
L’uomo, difeso dall’avvocato Donatella Baleani, è stato espulso dall’Italia e ora si troverebbe all’estero per motivi turistici. In due occasioni la peruviana ha trovato anche l’auto manomessa. Lui le avrebbe staccato i fili, forzato la portiera e messo della benzina dentro. Prossima udienza il 24 novembre.