ANCONA – È trascorso un mese e mezzo dallo scoppio della guerra in Ucraina. Un conflitto alle porte dell’Europa che sta scuotendo gli equilibri geopolitici internazionali e provocando una frenata alla ripresa economica nel post pandemia.
Ci sono ancora margini per una trattativa in grado di fermare il conflitto? Basta raggiungere l’accordo tra Russia e Ucraina, o è necessario che si raggiunga una intesa tra Russia e Stati Uniti e tra Cina e India? Lo abbiamo chiesto alla professoressa Simona Epasto, docente di Geopolitica dell’Università di Macerata.
«La possibilità di trovare, nel breve termine, un accordo che potesse mettere la parola fine alla escalation militare in Ucraina, non era una prospettiva realistica anche prima dei recenti massacri di civili – afferma – . Se qualche spiraglio di trattativa si era effettivamente intravisto il mese scorso a seguito degli incontri tra le delegazioni russe ed ucraine, ed in particolare in relazione al “ridimensionamento” degli obiettivi da parte russa e dell’affermazione, da parte Ucraina, di non considerare più un traguardo l’ingresso nella Nato, interferenze tanto interne quanto internazionali hanno sicuramente incrinato le già difficili trattative diplomatiche».
Secondo la docente, «la situazione odierna non fa altro che rendere più complesso un percorso, altresì necessario, per la cessazione immediata delle ostilità, che, però, non sembra un proposito effettivamente perseguito dagli altri attori in gioco. Gli Stati Uniti sono senza dubbio uno degli attori principali nello scacchiere geopolitico della regione e purtroppo, sono stati protagonisti, di una grave “svista” diplomatica, probabilmente non casuale, nell’invocare un cambio di regime in Russia dopo la fine della crisi odierna. La storia degli ultimi decenni – aggiunge -, caratterizzata dai fallimenti in tal senso delle amministrazioni Clinton, Bush e Obama nei Balcani, in Medio Oriente ed in Libia, avrebbe dovuto suggerire al Presidente Usa un approccio più realista che non travolgesse né gli interessi occidentali né quelli delle parti in causa».
La professoressa Epasto fa notare che «la mancata cautela del Presidente Biden ha, inoltre, dato l’opportunità a tutte le altre potenze, Russia in primis ma anche Cina, ad esempio, di poter “rimproverare” all’Occidente la volontà di perseguire un cambio di regime e di non avere abbandonato il proposito di esportare un modello plasmato sul Washington Consensus, che per quanto possa apparire auspicabile in prospettiva occidentale, non lo è sicuramente, rebus sic stantibus, in realtà quali appunto la Russia e la Cina. Se, dunque, una tregua formale dovrà essere siglata dalle parti in causa, è innegabile come forme di intesa dovranno essere trovate anche tra Stati Uniti, Russia, Cina ed India. D’altronde, l’esito del voto alle Nazioni Unite sulla mozione di condanna per l’invasione Ucraina appare esplicativo in tal senso».
Tra Russia e Stati Uniti si respira un clima che riporta al periodo della “guerra fredda”, una volta che il conflitto sarà concluso, quanto tempo servirà per cancellare i segni della strage e per riportare gli equilibri internazionali alla normalità? «A mio parere, tanto il paragone con il periodo della Guerra Fredda quanto la illusione di una normalità violata di un presunto equilibrio internazionale, rappresentano alcune tra le più insidiose trappole geopolitiche odierne. Paradossalmente il conflitto bipolare sembrava aver disegnato un mondo che trovava nel disequilibrio tra Patto Atlantico e Patto di Varsavia una stabilità infranta con la caduta della Cortina di Ferro; in realtà aveva solo assorbito una conflittualità regionale estesa non solo all’Europa, e distolto lo sguardo da una instabilità nell’ordine globale, ammesso che ne sia mai esistito uno o che sia anche solo auspicabile, che è solo riesplosa negli anni Novanta».
Se da una parte «appare difficile poter trovare una intesa tra gli Stati Uniti e l’attuale amministrazione russa, è imperativo che, imparando dagli errori del passato, l’Occidente si impegni seriamente in un dialogo costruttivo con uno Stato fondamentale per gli “equilibri” geoeconomici e geopolitici globali come la Russia e non compia gli stessi sbagli commessi dopo la Seconda Guerra Mondiale e dopo la dissoluzione dell’Urss. Realisticamente parlando – conclude -, se la giustizia internazionale dovrà comunque fare il suo corso ed i responsabili di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità dovranno imperativamente essere puniti, non bisogna dimenticare che la Russia rimane un interlocutore imprescindibile nel dialogo regionale e internazionale».