ANCONA – «La guerra in Ucraina? Ancora una volta sono le donne a pagare il prezzo più alto quando c’è un conflitto, insieme ai bambini e a tutte le altre soggettività che non si sottomettono al potere patriarcale». Non poteva non andare alle donne ucraine il pensiero della Rete Femminista Marche Molto+di194 in queste giornate in cui la popolazione ucraina è afflitta dalla guerra.
«Questo “impazzimento” che è la guerra – spiega Rossana Montecchiani, attivista della Rete Femminista – non si può pensare di fermarla con l’invio di armi, né denunciando che c’è un nemico: qui non c’è un buono e un cattivo, l’unico nemico, di noi tutti e di noi tutte, è la guerra».
Una guerra che secondo l’attivista, «finché non ci sarà un cessate il fuoco, continuerà l’immane tragedia». Non solo, fa notare che «c’è una tragedia nella tragedia, quella dei migranti che vivono in Ucraina, i quali vengono fermati alla frontiera, perché non li fanno uscire prima che siano usciti donne e uomini di nazionalità” bionda” ucraina. Ecco perché in questa guerra il nemico è chi non crede alla democrazia e al silenzio delle armi».
Ma la riflessione prosegue e va a toccare altre emergenze umanitarie che si sono verificate negli ultimi tempi, come quella dell’Afghanistan. «In questi giorni si parla tanto di profughi, ma abbiamo lasciato morire nel Mediterraneo interi barconi carichi di persone. Ce lo hanno insegnato le donne in “nero”, che sui confini con la Jugoslavia, con i loro corpi hanno tentato di impedire le stragi delle vittime dei nazionalismi, per abbattere i confini».
«Siamo da sempre vicine e solidali – aggiunge – con le donne e con le figlie palestinesi e israeliane, serbe, croate, bosniache, afghane e di tutti i Paesi del sud del mondo costrette a fuggire dai loro Paesi per guerra, fame e povertà. Così come siamo solidali con la comunità LGBTQI+, i cui appartenenti in Ucraina vengono ammazzati e con le donne che vengono stuprate. Non c’è traccia di questa tragedia nell’informazioni date dalle TV e dai giornali».
«Solo un pensiero forte femminile e femminista – conclude – può bloccare questa tragedia di cui le bambine e le loro madri sono vittime principali e prospettare per loro e con loro un mondo nuovo, fuori dalla violenza e dall’odio di guerra».