Ancona-Osimo

Covid, Sartelli e Giacometti sulla sicurezza dei vaccini mRna: «Non modificano il codice genetico»

Il chirurgo Sartelli in un documento diffuso da Asur interviene sulla sicurezza dei vaccini contro il Covid-19 a mRna. A dargli man forte è anche l'infettivologo Giacometti

Il centro vaccini al PalaPrometeo di Ancona

ANCONA – «I vaccini ad mRna non modificano il codice genetico, come da tante parti si sente dire». A metterlo nero su bianco in un documento diffuso da Asur Marche è Massimo Sartelli, il chirurgo nominato nel maggio di quest’anno cavaliere al merito della Repubblica italiana dal presidente Mattarella per la gestione del Covid.

Il medico, in servizio all’unità operativa di Chirurgia Generale dell’ospedale di Macerata e Acting Director Global Alliance for Infections in Surgery, è anche uno dei massimi esperti internazionali in profilassi e terapia antibiotica in chirurgia, autore di aggiornatissime ed apprezzatissime linee guida.

Con la variante Delta che spinge in alto la curva dei nuovi contagi e gli ospedali dove la maggior parte degli attuali ricoverati non è vaccinata, è corsa contro il tempo nelle Marche per vaccinare contro il Covid-19 chi non lo ha ancora fatto, in modo da limitare la possibilità di nuove ondate di ricoveri negli ospedali e di nuovi morti.

Una cornice nella quale il chirurgo maceratese di adozione ha voluto sottolineare il fatto che «la pandemia che stiamo affrontando è una delle più grandi tragedie che l’umanità ha vissuto dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. È ormai accertato che l’unico modo per porvi fine e poter così tornare alla normalità, sia attraverso una vaccinazione somministrata a più persone possibili».

Massimo Sartelli, in servizio all’unità operativa di Chirurgia Generale dell’ospedale di Macerata e Acting Director Global Alliance for Infections in Surgery,

Ai dubbi che affliggono indecisi e no-vax circa la rapidità con cui sono stati preparati e messi in circolazione i vaccini contro il Covid-19 e il fatto che si tratti di sieri sperimentali, il chirurgo replica evidenziando che «il processo di sviluppo dei vaccini contro il Covid-19 ha subito un’accelerazione senza precedenti a livello globale. Eppure nessuna tappa del processo è venuta meno. I vaccini che stiamo usando non sono sperimentali perché hanno seguito, seppur in un contesto emergenziale, tutto il percorso di sperimentazione e registrazione richiesto. Per essere approvato nell’Unione Europea, infatti, un vaccino deve essere sottoposto ad una solida valutazione scientifica da parte delle autorità regolatorie».

Nel documento si legge anche che l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) valuta i vaccini contro il Covid-19 «in base agli stessi standard (norme, procedure e protocolli), come per autorizzare qualsiasi altro farmaco o vaccino. A volte, come in questo caso, vi è una autorizzazione condizionata e queste procedure vengono effettuate in tempi e con modalità molto più agili del normale. L’EMA offre alle aziende orientamento e supporto per presentare la domanda di approvazione, e si avvale di procedure rapide di analisi, valutando i dati che via via si rendono disponibili. Nelle situazioni di emergenza, questa procedura garantisce una valutazione il più veloce possibile e, al contempo, completa e approfondita, di tutti i requisiti necessari in termini di sicurezza, efficacia e qualità del vaccino».

Il chirurgo assicura che la sperimentazione clinica include «come per tutti i farmaci ed i vaccini da approvare, le tre fasi di studi: Studi di fase 1, generalmente condotti su volontari sani, per l’identificazione della dose ottimale e la valutazione della sicurezza nell’uomo. Studi di fase 2, a carattere esplorativo e condotti su piccoli gruppi di persone, generalmente meno di 100. Studi di fase 3, disegnati allo scopo confermativo e condotti su migliaia o decine di migliaia di persone. Un’autorizzazione condizionata all’immissione in commercio, garantisce che il vaccino approvato soddisfi i rigorosi standard su sicurezza, efficacia e qualità, e sia prodotto e controllato in impianti approvati e certificati, in linea con gli standard farmaceutici necessari per la commercializzazione su larga scala».

Secondo Sartelli i vaccini ad mRNA, «sono il frutto più recente di una tecnologia che viene studiata, seppur per altri obiettivi, da almeno due decenni» e tranquillizza sul fatto che non modificano il codice genetico, dal momento che il compito dell’mRNA «è solo quello di trasportare le istruzioni per la produzione delle proteine da una parte all’altra della cellula, per questo si chiama “messaggero”. In questo caso l’mRNA trasporta le istruzioni per la produzione della proteina utilizzata dal virus per attaccarsi alle cellule, la proteina denominata Spike. L’organismo, grazie alla vaccinazione, produce anticorpi specifici prima di venire in contatto con il virus e si immunizza contro di esso».

Andrea Giacometti, primario Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona e professore di Malattie Infettive e Pneumologia presso l’Università Politecnica delle Marche

Affermazioni, quelle del chirurgo maceratese, condivise anche dall’infettivologo Andrea Giacometti, il quale afferma a chiare lettere che «è assurdo temere la somministrazione di mRNA virale sostenendo che potrebbe alterare il nostro codice genetico, senza considerare che l’infezione da parte del vero virus SARS-CoV-2 non solo ci espone a quantità ben più elevate di mRNA, ma anche a tutte le altre molecole di derivazione virale che possono avere effetti deleteri sul nostro organismo». 

Si tratta di una delle principali obiezioni sollevate dai no-vax sui rischi legati alla somministrazione di vaccini ad mRna (Pfizer e Moderna), i più largamente utilizzati nella campagna vaccinale contro il Covid-19. 

Massimo Sartelli evidenzia che i dati a disposizione «ci dicono che i vaccini fino ad ora approvati riducono enormemente forme severe, ospedalizzazioni e decessi, e nella maggior parte dei casi proteggono dall’infezione anche per la Variante Delta e hanno profili di sicurezza estremamente elevati. Sono comunque costantemente monitorati. Come per tutti i vaccini esistenti, tuttavia, l’efficacia anche se molto alta non è del 100%».

Secondo Sartelli, ad eccezione di «una minima parte di non responders, il vaccinato non avrà una malattia severa». Il chirurgo nel documento sottolinea che «fintantoché il virus sarà in circolazione, dovremmo comunque continuare a portare tutti la mascherina al chiuso e all’aperto in caso di assembramenti, poiché una piccola parte dei vaccinati potrebbe essere veicolo del virus anche senza manifestare la malattia».

Infine, approfondendo il tema dei rischi legati alla vaccinazione, evidenzia che «ogni farmaco comporta dei rischi ma, mai come in questo momento, sarebbe molto più rischioso non difendersi dall’infezione. L’incertezza e i dubbi sono comprensibili, ma mettendo sulla bilancia i rischi ed i benefici che il vaccino offre, questi ultimi sono superiori sia per proteggere se stessi dalla malattia, sia per limitare la diffusione dell’infezione ai propri familiari ed alla comunità in cui viviamo. Se vogliamo ridurre al minimo i rischi dell’infezione dal Coronavirus, bisogna vaccinarsi».