ANCONA – Tornano in presenza le lezioni nelle università italiane dopo due anni di stop & go a causa della pandemia. Un ritorno alla normalità anche all’Università Politecnica delle Marche, dove «singoli corsi di laurea o facoltà avranno la possibilità di erogare la didattica in modalità mista affiancando cioè alle attività in presenza anche la telematica sincrona (streaming)» spiega Gianluca Ferri, coordinatore Gulliver Ancona.
«Come Gulliver – Sinistra Universitaria (Acu Gulliver Sinistra Universitaria) non possiamo negare l’importanza della didattica erogata in presenza e nel valore che il vivere appieno l’università apporta alla vita universitaria di ogni singolo studente e studentessa – dice – . Tuttavia, la mancanza di una decisione univoca per tutte le aree culturali e che sia effettivamente adeguata alle esigenze della componente studentesca, e a misura delle richieste della stessa, presenterà inevitabilmente trattamenti iniqui tra gli studenti e le studentesse, non solo dello stesso ateneo, ma addirittura della stessa facoltà».
Secondo Gulliver «dato che alcune facoltà e corsi di laurea svolgeranno le attività didattiche in modalità mista (in streaming e in presenza) ed altre esclusivamente in presenza è inevitabile che verranno a crearsi categorie di studenti di serie A e di serie B. L’erogazione della didattica in modalità telematica è stato sicuramente un palliativo durante il periodo di emergenza sanitaria che ha permesso di non bloccare lo svolgimento delle attività didattiche. Come rappresentanti e studenti crediamo però che tutte le innovazioni apportate all’interno delle strutture universitarie dell’ateneo non vadano assolutamente perse».
L’associazione studentesca poi continua. «Invece di continuare con un’erogazione della didattica in modo “tradizionale”, sarebbe stato opportuno che l’ateneo facesse passi avanti, senza vanificare gli investimenti che sono stati fatti negli ultimi due anni e mezzo. Proprio da parte dell’Università ci deve essere l’impegno nel garantire una sempre maggiore accessibilità all’istruzione e alla cultura. La nostra proposta, in seguito respinta, infatti, è stata quella di mettere a disposizione degli studenti materiale fruibile in modalità asincrona al di fuori dell’orario delle lezioni come supporto alla didattica».
L’accento viene posto su quelle categorie di studenti come, ad esempio, studenti lavoratori, con malattie fisiche o mentali, studentesse in stato di gravidanza e in situazioni di disagio economico, che «dovrebbero continuare ad avere la possibilità di una maggiore accessibilità agli studi, avuta negli ultimi tempi, grazie ai nuovi mezzi e piattaforme tecnologici utilizzati per la didattica».
Tra i temi sollevati dall’associazione c’è anche la questione degli orari di apertura delle aule studio, che Gulliver chiede siano aperte fino alle 24, «come anche in altre città italiane, per consentire in particolare agli studenti che vivono negli alloggi universitari, dove gli spazi comuni sono ridotti e non sufficienti, di avere aule in cui poter studiare, visto anche, oltretutto il dibattito sulla settimana corta, per cui in caso di razionamento energetico si avrebbe ancora meno tempo da trascorrere all’interno degli spazi universitari».
Nota dolente, che ritorna puntualmente da alcuni anni, la questione alloggi con «le città non sono pronte a ricevere» gli studenti fuori sede. Gulliver pone l’accento «dagli alloggi dell’ente regionale per il diritto allo studio che, ove presenti, risultano spesso fatiscenti e invivibili, nonché numericamente insufficienti e spesso degradati ed emarginati, agli spazi destinati alla componente studentesca all’interno delle città stesse, quasi totalmente assenti e destinati puramente al mero scopo didattico. Inoltre, per quanto riguarda la sede di Ancona anche i trasporti sono insufficienti: non sono previsti ampliamenti del corse, pertanto, per l’ennesimo anno vedremo autobus stracolmi negli orari didattici e assenza di corse che coprano gli orari serali costringendo coloro che vivono in periferia, magari nei pressi della sede di Montedago o di Torrette, a non poter vivere l’aggregazione con gli altri studenti o con la cittadinanza nel centro città. Il quadro delineato è quello di città che non sono reali sedi universitarie, che non incentivano all’aggregazione e alla promozione sociale, contesto che dovrebbe essere promosso in primis attraverso il coordinamento tra l’ateneo e le amministrazioni Locali».
L’associazione ricorda anche che a complicare la vita agli studenti sono sopraggiunte anche «ordinanze restrittive» adottate da alcune città in seguito all’allentamento delle misure restrittive di contenimento della pandemia, che, insieme alla «mancanza di spazi, hanno reso più difficile l’organizzazione di momenti di svago, facendo sentire la
componente studentesca meno accolta nel contesto cittadino».
«Da un lato notiamo un abbassamento della spesa media delle camere per studenti – aggiunge – , dall’altro una regione che non riesce a valorizzare una risorsa importante. La componente studentesca non deve essere un peso
per le città, piuttosto è una risorsa economica, culturale e sociale che va valorizzata in ogni sua sfaccettatura e non in termini meramente numerici e dimensionali. È necessario – conclude – che venga costituito il legame tra la cittadinanza e la popolazione studentesca, facendo in modo che non siano due realtà distinte, ma una unica in grado di vivere appieno la città».