ANCONA – «Il lavoro oltre le cose». È quanto chiedono a gran voce i lavoratori di Auchan-Sma che questa mattina (30 ottobre) si sono ritrovati davanti all’ipermercato Auchan di Ancona per manifestare tutta la loro preoccupazione per il futuro, dopo l’acquisizione da parte di Conad sancita con il closing finanziario del 31 luglio scorso. Erano presenti circa in 300 provenienti da tutte le Marche.
Una mobilitazione che si unisce nella stessa giornata allo sciopero nazionale e al presidio davanti al Mise a Roma dove si tiene l’incontro tra i rappresentanti del Gruppo Auchan (guidato dalla Bdc, la new company costituita al 51% da Conad e al 49% dal finanziere Raffaele Mincione) e le segreterie nazionali di Fisascat-Cisl, Filcams-Cgil, Uiltucs, insieme alle rappresentanze regionali. Due i pullman partiti dalle Marche alla volta di Roma per manifestare davanti al Mise.
Al centro delle proteste le procedure di trasferimento dei 109 punti vendita italiani che dovranno passare in Conad. Dopo una serie di fumate nere sulla proposta di accordo presentata prima da Conad e poi dai sindacati, Fisascat-Cisl, Filcams-Cgil, Uiltucs hanno indetto la mobilitazione nazionale per tentare di salvare il destino occupazionale dei 18 mila lavoratori italiani dei quali 5 mila sono passati in Conad.
Tanti i timori che attanagliano gli oltre 1500 dipendenti marchigiani, fra diretti e indotto, dei quali 750 solo nella provincia di Ancona, primo su tutti quello di perdere il lavoro e di «ritrovarsi in mezzo alla strada» come spiegano in maniera corale. Molte infatti le famiglie dove marito e moglie lavorano entrambi per i punti vendita, per la sede amministrativa e dei servizi, oltre che per i depositi Auchan e Sma.
Situazioni delicatissime che rischiano di portare ulteriore disoccupazione, in una regione già gravata da altre vertenze complesse, come quella di Whirlpool e di Mercatone Uno (la catena di arredamento fallita nel maggio scorso), oltre che dalle problematiche legate al post sisma.
Casi come quello di Paolo Moresi, 57enne osimano che lavora da 36 anni nel deposito Xpo di Osimo, mentre la moglie fa la cassiera part-time all’Auchan. Una famiglia con figli e mutui alle spalle come tante altre che rischia di ritrovarsi in grave difficoltà. E infatti la situazione del deposito osimano è particolarmente critica tanto da aver spinto i 101 lavoratori allo sciopero il 14 ottobre scorso. «Abbiamo paura di restare senza lavoro – spiega Moresi, rappresentante delegato della Cgil -. C’è già stato un calo di fatturato dopo l’estate, l’azienda ci chiede di fare le ferie e i ritmi di lavoro sono diminuiti. Inoltre con il passaggio progressivo dei punti vendita a Conad i movimenti si ridurranno ulteriormente con il rischio concreto che molti di noi possano restare definitivamente a casa».
Il timore dei lavoratori e dei sindacati è infatti quello che Conad decida di potenziare i suoi due magazzini (Fano e Monsampolo) lasciando a piedi i 101 dipendenti della sede osimana, una mossa che potrebbe far risparmiare l’azienda in termini economici, ma che creerebbe perdita di posti di lavoro. Inoltre la risposta ufficiosa di Cia, una delle due cooperative che gestiscono i negozi Conad nelle Marche (l’altra è Conad Adriatico), che ha già paventato che si appoggeranno al loro deposito di Fano e non a quello di Osimo, non fa che accrescere il timore che il magazzino osimano possa chiudere per sempre.
Il deposito aveva aperto negli anni ’80 sotto l’egida di Migliarini, un periodo di espansione, seguito però negli anni ’90 dal passaggio in Rinascente e successivamente a Sma, poi la decrescita e la riduzione dei dipendenti da 125 a 110. «La produttività non decollava come l’azienda avrebbe voluto – racconta Moresi – allora Sma procede all’affitto di un ramo d’azienda ad Xpo. Oggi il timore è che se Xpo non ha riscontri da Conad possa arrivare la chiusura». Insomma un percorso travagliato fatto di tanti passaggi di magliette.
«La nostra speranza è che Xpo riesca ad avere dei contatti concreti con Conad. Stiamo aspettando delle risposte che tra un rimando e l’altro degli incontri non arrivano mai. Intanto però la movimentazione cala, riforniamo sempre meno punti vendita dal momento che alcuni sono già passati a Conad, come Ancona via Trieste, Jesi, Porto San Giorgio e Chiaravalle. Che fine faremo? A forza di diminuire ci saranno esuberi e rischiamo la chiusura». Inoltre i lavoratori del deposito osimano chiedono risposte sugli eventuali ammortizzatori sociali. «Alla mia età, 57 anni sarà dura ricollocarsi sul mercato del lavoro, la stessa situazione che hanno tanti altri miei colleghi», conclude Moresi.
Critica anche la situazione dei dipendenti dalla sede che si trova in via Scataglini all’Auchan di Ancona e del deposito di freschi di Offagna: una settantina le persone che vi lavorano complessivamente, fra amministrativi, servizi e deposito.
«La preoccupazione – lamenta una dipendente amministrativa degli uffici di via Scataglini – è quella di una vendita “spezzatino”. Conad è infatti organizzata in una rete di tanti piccoli imprenditori e questo porterebbe per noi dipendenti ad un cambio di contrattazione». Per ora stanno passando direttamente in Conad solo i punti vendita più performanti, mentre sugli altri non si sa ancora nulla, una situazione che tiene in forte agitazione i lavoratori. Il timore è quello che i punti vendita che vanno meno bene vengano venduti.
«Ad oggi non abbiamo nessuna notizia – prosegue – su quello che sarà il nostro futuro, aspettiamo di vedere quanto succederà al Mise». «Ci sorprende che i media non parlino di noi, ma solo di Whirlpool – sottolinea un altro dipendente della sede amministrativa di via Scataglini – Pensavamo che Conad avrebbe potuto salvarci; eravamo fiduciosi, speriamo di poter continuare ad avere fiducia».
Ma c’è preoccupazione anche tra i lavoratori dei punti vendita che stanno passando in Conad e di quelli che vi passeranno entro aprile 2020, anche se i timori più forti riguardano i lavoratori interessati dal secondo passaggio che avverrà successivamente. Inoltre manca ancora un piano industriale che dia una cornice più definita alla situazione.
Entro aprile 2020 avverrà il passaggio di 19 punti vendita che contano circa 1.217 dipendenti diretti. I primi a passare in Conad sono stati Jesi, Chiaravalle, Fabriano, Porto San Giorgio, Ancona-Torrette e Ancona-via Trieste. A questi si aggiungeranno a novembre quelli di Falconara-Via Marconi e Senigallia. A gennaio e primi di febbraio il passaggio degli ipermercati Auchan di Ancona (a gennaio) e di Fano (a febbraio). Gli altri, Castelfidardo, Osimo, Grottammare, Ascoli Piceno, Porto Sant’Elpidio, Loreto, Sambucheto-Montecassiano, Colbordolo e Sant’Angelo in Lizzola saranno acquisiti entro aprile 2020.
Presente tra i manifestanti per portare la solidarietà della Regione il presidente del consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo che ha annunciato l’intenzione di interessare il consiglio sulla vertenza proponendo una mozione che porterà in Aula nella seduta del 5 novembre, da far sottoscrivere a tutti i capigruppo regionali. Inoltre Mastrovincenzo ha interessato della questione la sottosegretaria marchigiana al Mise Alessia Morani.
«Quello che preoccupa maggiormente – spiega Mastrovincenzo – è la mancanza di un adeguato piano industriale ed un futuro occupazionale ancora molto incerto. La proprietà non ha fornito, a tutt’oggi, assicurazioni sulle modalità del passaggio complessivo ed il timore è che si ponga in essere una gestione frammentata degli eventuali esuberi. Anche per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro sono ancora in piedi numerosi interrogativi senza risposta». Sul fatto che a Conad aderiscano diversi imprenditori che spesso operano con strategie diverse, il presidente del Consiglio regionale evidenzia che «i lavoratori potrebbero essere soggetti a trattamenti diversi. Da non dimenticare anche la presenza di piccole cooperative che, proprio per le loro ridotte dimensioni, non hanno la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali».
Il segretario generale di Uiltucs Uil Fabrizio Bontà spiega che c’è poco da stare tranquilli anche per i dipendenti dei 109 punti vendita italiani passati da Auchan-Sma a Conad, inoltre manca ancora «il piano industriale di Conad e quindi non abbiamo garanzie di nessuna natura e questo per noi è motivo di forte preoccupazione perché anche se è vero che dobbiamo guardare il perimetro totale dei 18 mila dipendenti italiani, ma anche su quelli già passati (5 mila) non ci sono garanzie. Altro che “le persone oltre le cose” come recita il loro slogan, qui mi sembra che sia “il portafoglio oltre le cose”».