ANCONA – Duecentoquarantotto miliardi di investimenti racchiusi in un documento di 270 pagine che punta a rilanciare l’Italia nel post pandemia. È il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza che ha ottenuto il via libera dal Senato e dalla Camera e che il 30 aprile sarà inviato a Bruxelles. Sei le traiettorie: digitalizzazione, transizione verde, infrastrutture, istruzione e ricerca, inclusione e coesione sociale e salute.
Limitare i danni della crisi economica scatenata dalla pandemia, ma anche affrontare le debolezze strutturali della Nazione. Un punto caldo per le Marche, quello delle infrastrutture, che scontano un gap importante rispetto ad altre Regioni.
Tra le opere inserite nel piano ci sono la linea ferroviaria Orte-Falconara finanziata complessivamente per 3.75miliardi, compresa la parte Umbra, parte di questa era già stata prevista e finanziata dalle programmazione economiche del Mit e del Mef. Due capitoli di spesa riguardano il nodo Falconara il cui completamento è stato finanziato con 66milioni e altri 174milioni integralmente finanziati per la prima fase.
Sul fronte delle connessioni diagonali ad alta velocità per l’area del Centro-Sud il piano stanzia 1,58miliardi di euro per ridurre i tempi di percorrenza (passeggeri e merci) dall’Adriatico al Tirreno, attraverso il miglioramento della la Roma-Pescara, della Orte-Falconara e della Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia.
Per quanto concerne le opere stradali nel piano c’è la SS4 Salaria finanziata con 1,110miliardi, e 395milioni saranno impiegati per il tratto
Acquasanta Terme – Ascoli. Poi la E78 Fano-Grosseto per la quale ci sono 490milioni destinati al tratto marchigiano.
Mauro Coltorti, presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato
«Nel piano ci sono alcuni tratti delle linee già fatte oggetto di intervento con un recente decreto» afferma il senatore del Movimento 5 Stelle, presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato Mauro Coltorti – Si tratta della linea ferroviaria Orte-Ancona con i tratti per i quali erano già ad uno stadio avanzato il progetto definitivo di alcuni tratti, tra Foligno e Fabriano e Castelplanio e Jesi. Ancora mancano altri tratti per completare l’opera ma queste opere permetteranno un inizio di accelerazione del percorso e l’aumento dei servizi con più treni».
«Purtroppo per realizzare le opere – prosegue il senatore – sono necessari interventi pecuniari e soprattutto la volontà di realizzarle. Quando siamo andati al governo mancavano sia i progetti stradali che ferroviari ed abbiamo dato una accelerazione alla progettazione che è la parte più delicata di un’opera».
Nel piano sono state inseriti anche «alcuni tratti della Fano-Grosseto e della Salaria. Con il Governo Conte – afferma – abbiamo iniziato a ridare denaro per migliorare la connettività del paese e stiamo continuando con il Governo Draghi». Non solo strade e ferrovie, fa notare Coltorti, ma anche connettività telematica «che permetterà di avere un rapido accesso alla rete anche nelle parti più remote della regione e combattere l’isolamento che colpisce molte aree della nostra montagna».
Sospende il giudizio sul Piano nazionale di Ripresa e Resilienza l’assessore regionale alle Infrastrutture Francesco Baldelli che nel puntualizzare il fatto che «non c’è ancora un piano dettagliato delle opere, dato che vi è una specifica dei temi ma non degli interventi», fa notare che «da quanto è emerso, sembrerebbe non siano stati inclusi interventi infrastrutturali di rilevanza per le aree portuali e la rete stradale».
Baldelli evidenzia come «il governo non abbia affrontato in maniera attenta la questione dell’Italia Centrale», un fattore penalizzante anche per la nostra regione che è scivolata nella graduatoria delle regioni, da alcuni anni a questa parte, passando da regione “sviluppata” a regione in “transizione”, con dati economici negativi, registrati nel periodo dal 2008 al 2020, che in alcuni casi sono risultati addirittura «più negativi di quelli di alcuni territori delle regioni del Sud».
«Il governo – afferma – avrebbe dovuto concentrarsi particolarmente sullo sviluppo e sul grande tema “Italia Centrale”, perché solo tramite i corridoi est-ovest e i corridoi nord-sud, si può far sì che queste regioni riaggancino il trend positivo delle regioni più evolute d’Europa e trascinino con loro anche quelle del Sud, che soffrono di un divario ormai strutturale».
Per l’assessore non esiste solo la “Questione Meridionale” «che giustamente va affrontata con strumenti adeguati», ma servono investimenti in infrastrutture, stradali e ferroviarie, e nelle aree strategiche come porti, aeroporti e interporti, «in una visione di interconnessione e intermodalità che però non sembra riguardare, in maniera particolare, l’Italia Centrale. Questo è di certo un grave errore – conclude l’assessore – perché rischia di compromettere lo sviluppo complessivo del Paese Italia».