ANCONA – Spazi aumentati fra ombrelloni, distanziamento personale e posate monouso nei ristoranti. Potrebbe essere questa l’estate 2020 targata coronavirus. Nell’attesa delle linee guida varate dal Ministero della Salute, gli imprenditori del turismo e dei viaggi, fra i settori dell’economia italiana più colpiti dall’epidemia, pensano già a come affrontare la situazione. Se da un lato il calo del numero dei contagi e ricoveri sembra far sperare in positivo, ancora non ci sono certezze sul fatto che la stagione delle vacanze potrà prendere il via. Ciò che è certo è che sarà sicuramente una estate diversa per tutti.
Ad oggi solo un 5% delle strutture ricettive italiane sono aperte a fronte delle 280 mila presenti sul territorio nazionale. Una serrata imposta che potrebbe risultare fatale per tutto il comparto. A pagare un caro prezzo sono anche le agenzie di viaggi che dovranno rinunciare al mercato estero dal momento che difficilmente si potrà viaggiare fuori dall’Italia.
«Lo scenario al momento è drammatico – spiega Nardo Filippetti, presidente nazionale Astoi Confindustria Viaggi – , aspettiamo con ansia di poter riaprire e i cittadini non vedono ora di potersi riappropriare della propria libertà, però non sappiamo quali saranno le condizioni che andremo a vivere nei prossimi mesi».
Tra le misure in discussione per spingere il mercato delle vacanze, quella di garantire alla clientela cancellazioni fino a 24 ore prima del soggiorno, senza penali, «una rivoluzione – osserva Filippetti – che vuole dare serenità alle persone e farle sognare in un momento di incertezza nel quale non sappiamo ancora quali danni potrà creare psicologicamente il post emergenza».
Ma tra gli interventi allo studio del Governo ci sarebbe anche «la possibilità di concedere voucher da 250 euro a persona da spendere per vacanze in Italia» sottolinea il presidente nazionale Astoi. Una famiglia italiana di 3 persone potrebbe beneficiare fino a 750 euro da spendere in vacanze, una misura importante per ridare ossigeno al mercato non solo per «il valore del voucher», ma soprattutto perché sarà «una leva per spingere le persone a muoversi». Il rischio è infatti che sul turismo, oltre ai costi imposti dalle chiusure, vada ad abbattersi come una scure «il prezzo della paura» legato ad una seconda ondata dell’epidemia, conclude Nardo Filippetti.
Per le strutture ricettive fioccano le cancellazioni alle prenotazioni e le perdite sono dietro l’angolo. «Gli operatori si stanno preparando, ma con grandi incertezze, perché ancora non si sa come si potrà riaprire» dichiara Emiliano Pigliapoco, presidente regionale Federalberghi Marche. «La situazione è molto complicata» osserva, e a pagare un prezzo alto saranno tutte le strutture ricettive, anche se in particolare quelle stagionali potranno subire un vero e proprio colpo di grazia: per loro l’ipotesi riapertura potrebbe essere molto complessa a causa dei «costi molto superiori e dei ricavi nettamente inferiori» rispetto alle altre stagioni. Il mantenimento delle distanze di sicurezza comporterebbe infatti una riduzione degli spazi che non consentirebbe più di accogliere lo stesso numero di ospiti degli anni scorsi nei ristoranti per colazioni e pranzi, rendendo praticamente impossibile «garantire lo stesso personale».
Ma a lievitare saranno anche i costi per le pulizie. Insomma una situazione nella quale il presidente Federalberghi spiega che «se avessi una struttura stagionale preferirei tenere chiuso quest’anno per non avere altre spese in più e rischiare un ulteriore indebitamento». Un quadro di incertezza che mette «in forte difficoltà» tutti gli operatori del turismo già provati dal post sisma: «Il 2020 doveva essere l’anno della rinascita a quattro anni dal terremoto – spiega – . Grazie al riconoscimento arrivato dal Lonely Planet avevamo un surplus di prenotazioni, ma ora l’emergenza sanitaria ci fa tornare indietro».
Le misure prese dal Governo non aiutano spiega Pigliapoco, che evidenzia come «il Decreto Liquidità ci da solo la possibilità di indebitarci ancora di più. A questo punto, visto che lo Stato ci ha imposto di chiudere, se la situazione non cambia conviene proseguire con la serrata». Il presidente Federalberghi evidenzia come le altre nazioni siano intervenute in maniera più importante a sostegno dell’economia: «In Germania danno contributi a fondo perduto, invece qui in Italia sono previsti 25 mila euro a fronte del quale però ci chiedono indietro un interesse, oppure garantiscono prestiti più consistenti ma solo al 90% con un 10% di garanzie a carico delle banche».
Insomma una situazione molto critica che per essere fronteggiata richiede interventi concreti. A questo proposito Federlaberghi ha già chiesto alla Regione Marche «il blocco di Imu e Tari, oltre ad un contributo a fondo perduto per dare liquidità e respiro alle imprese del turismo, e la rimodulazione delle bollette energetiche. Le nostre aziende – prosegue – non possono più fare fronte a tutte queste spese». Al Governo invece la richiesta di eliminare al tassa di soggiorno e di dare un contributo a fondo perduto per ogni camera presente nelle strutture. «Solo in questo modo potremo garantire il pagamento degli oneri – conclude – ed evitare che a fine anno il 30% delle strutture non riaprano più».
Critica la situazione dei balneari che nelle Marche contano quasi 1.200 concessioni. Fra distanziamenti, ipotesi di bagnini in mascherina e sanificazioni di ambienti e spiaggia rischiano di andare in tilt. «Se le misure saranno stringenti e irrazionali saranno in molti quelli che decideranno di restare chiusi – spiega Romano Montagnoli, presidente regionale Sib Confcommercio (Sindacato Italiano Balneari) – . Abbiamo bisogno di certezze, ma per ora ci sono solo incognite, quindi attendiamo di vedere l’evoluzione sanitaria e la conseguente normativa che dovrà essere di buon senso per ipotizzare se e come riaprire».
Una stagione che non si prospetta affatto semplice, osserva, «cercheremo di portare a casa la pelle, ma non sarà facile perché il turismo straniero è perso», mentre su quello locale e sul mordi e fuggi pesano tante incognite: dalle attività chiuse che possono rendere il portafoglio degli italiani più vuoto fino all’aspetto psicologico delle persone che con il morale a terra «tenderanno a cercare meno momenti di svago».
Infine il presidente di Sib punta il dito sulla «latitanza della Regione alla nostra richiesta di poter accedere ed effettuare lavori di ripristino degli stabilimenti come per altro è già possibile in Romagna, Abruzzo, Liguria e Veneto».