ANCONA – Potrebbero esserci importanti sviluppi circa la morte di Andrea Bolchi, giovane dj senigalliese, avvenuta 12 anni fa. È stato infatti rinviato a giudizio un 38enne di Macerata che potrebbe aver avuto un ruolo non secondario nel grave incidente stradale verificatosi nell’inverno del 2010. In particolare il sospetto è che fosse in atto una gara clandestina tra i due automobilisti ma la difesa ci tiene a smentire tale ipotesi formulata dal pm a seguito di un’intercettazione ambientale.
Andrea Bolchi morì il 30 gennaio in un incidente stradale, andando a sbattere contro un albero lungo la strada che collega i paesi di Serra de’ Conti e Arcevia. Il decesso venne considerato legato alla forte velocità con cui procedeva il veicolo, senza che fosse possibile dimostrare alcun ruolo di altre persone nell’incidente. Il capitolo processuale – si indaga per omicidio colposo aggravato – nasce a seguito di una frase di una terza persona che i carabinieri hanno intercettato e ascoltato mentre stavano indagando per altro reato, una vicenda di spaccio di stupefacenti. “Come quella volta che morì quel ragazzo ad Arcevia” sarebbero state le parole che hanno fatto propendere la magistratura per approfondire a che episodio facesse riferimento.
È emerso che l’imputato, difeso dall’avvocato Pierfrancesco Tasso, era presente quella sera assieme ad altre persone ma che fosse distante dall’incidente. I genitori del giovane Bolchi, non credendo che il figlio avesse fatto tutto da solo, hanno dato mandato all’avvocato Corrado Canafoglia di approfondire la posizione dell’amico di Andrea. «Quella notte Andrea non è morto perché ha sbandato da solo data l’alta velocità con cui conduceva la sua vettura – ha detto il legale senigalliese -. Quella notte tra i ragazzi vi era in atto una corsa clandestina di auto, nell’ambito della quale venivano effettuati reciproci sorpassi a forte velocità» fino a pochi istanti prima del sinistro fatale all’allora 28enne.
Secondo l’avvocato Tasso «l’equivoco nasce dal fatto che tutti avevano auto potenti. Erano stati a cena e a un certo punto l’imputato e la vittima si erano affiancati con i mezzi, ma il mio assistito doveva solo comunicare di dover andare a fare rifornimento. Quella sera non era in atto alcuna gara».
Per approfondire tale ipotesi il giudice Moscaroli del Tribunale di Ancona ha disposto oggi, 7 luglio 2022, a distanza di oltre 12 anni dall’incidente, il rinvio a giudizio del 38enne, come richiesto dal Pm Paci, per rispondere del reato di omicidio colposo aggravato. Il processo è stato rinviato al prossimo 6 ottobre, per perfezionare la costituzione in giudizio della compagnia assicurativa che copre la responsabilità civile dell’imputato.