ANCONA – «È un compleanno importante: le Marche non avrebbero una qualità della vita così buona e non sarebbero una comunità così intraprendente e forte se non ci fosse stata la Regione». Sono le parole del presidente dell’assemblea legislativa delle Marche Antonio Mastrovincenzo in occasione della seduta celebrativa per i 50 anni della Regione che si è tenuta questa mattina (7 luglio) in consiglio regionale.
In un’aula gremita, erano presenti Giuseppe Cerquetti e Giacomo Mombello, gli unici due consiglieri ancora viventi della prima legislatura, Fausto Franceschetti e Marco Luchetti, presidente e vice presidente dell’associazione ex consiglieri. Schierati in aula c’erano anche gli ex presidenti della giunta regionale Vito D’Ambrosio, Adriano Ciaffi, Gaetano Recchi e Rodolfo Giampaoli, che è stato anche presidente del consiglio regionale. Tra gli ex presidenti dell’assemblea legislativa c’erano Raffaele Bucciarelli e Silvana Amati, assenti invece Gian Mario Spacca e Vittoriano Solazzi.
Era il 6 luglio 1970 quando si insediò il primo consiglio regionale delle Marche, un mese dopo le elezioni regionali che si tennero il 7 giugno del 1970 quando i marchigiano scelsero i loro rappresentanti.
«Una data che fece compiere alla democrazia e al nostro Paese un importante passo in avanti – ha sottolineato in un video messaggio il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli – perché rafforzò la partecipazione, il carattere pluralista delle nostre Istituzioni, legò le nostre Istituzioni più fermamente alle dinamiche territoriali. Le autonomie regionali sono alla base del nostro ordinamento in quanto hanno contribuito a valorizzare le identità delle nostre Regioni».
Il video messaggio di Sassoli
Un mezzo secolo, quello dell’istituzione, che ne dimostra la solidità e l’importante valenza, come sottolineato durante la seduta, specie in un momento storico come l’attuale che vede le Marche alle prese con una pandemia dalla quale sta piano piano uscendo e nella quale proprio il ruolo della Regione, e le risposte che ha saputo fornire, sono state cruciali.
Sassoli, nel suo intervento, ha rimarcato il «ruolo decisivo» delle Regioni nella crescita economica, sociale e culturale dei territori e ha ricordato che proprio in questi giorni le Istituzioni europee stanno discutendo il piano di ripresa presentato dalla Commissione Europea, «un progetto ambizioso, con uno sguardo alle prossime generazioni». L’Europa che uscirà da questa emergenza, ha detto Sassoli, «non potrà essere la stessa: abbiamo promesso di volerla più forte, più capace e più resiliente». «In questi mesi così difficili» ha spiegato, le Regioni «hanno dimostrato di essere la spina dorsale di questa unione, hanno promosso concrete iniziative di solidarietà, si sono fatti carico di situazioni personali, spesso molto delicate».
La priorità per le Regioni, oggi, secondo il presidente del Parlamento Europeo è quella di «essere al servizio dei cittadini» e le Marche «hanno dimostrato di essere un esempio di sano federalismo solidale». Per il futuro la via indicata da Sassoli è quella di ridurre le disuguaglianze sociali, specie in un tempo come quello attuale, segnato da «grandi sfide» come quella del coronavirus e della conseguente crisi economica generata.
Di sfide ha parlato anche il presidente Antonio Mastrovincenzo nel corso del suo intervento. «Abbiamo saputo affrontare difficoltà pesanti, dai terremoti all’emergenza pandemica, passando per la crisi economica – ha detto Mastrovincenzo ripercorrendo gli ultimi anni dell’attuale legislatura – . Abbiamo sempre saputo ripartire e ci siamo sempre saputi rialzare, dobbiamo guardare avanti con fiducia alle sfide che ci attendono, a partire dalla ripresa economica post pandemia passando per la ricostruzione post sisma, dal lavoro, alla formazione 4.0 e all’innovazione del nostro sistema di welfare: questa deve essere la nostra agenda politica per i prossimi anni a partire dalla legislativa che sta per cominciare».
«Le Regioni hanno un ruolo fondamentale, lo hanno dimostrato in questi anni e durante l’emergenza pandemica» ha dichiarato «abbiamo dimostrato di poter svolgere un ruolo importantissimo per la nostra comunità e anche ne contesto europeo più complessivo».
Mastrovincenzo ha ricordato che venerdì 10 luglio alla Mole Vanvitelliana di Ancona verrà inaugurata la mostra che ripercorre la storia dell’Istituzione “La Regione racconta le Marche – 50 anni di storia” realizzata in collaborazione con l’Ansa, «uno sguardo d’insieme su che cosa ha voluto dire l’esistenza della Regione per le Marche».
Il presidente regionale Luca Ceriscioli nel suo intervento in Aula ha sottolineato che «con il superamento delle province, la Regione ha cambiato Dna» andando a gestire una importante mole di lavoro, al quale «due emergenze hanno aggiunto un ulteriore carico». «Una regione che non solo programma e legifera, ma anche che gestisce» ha detto, evidenziando che lo sguardo è «in avanti verso 5 anni interessantissimi perché la Regione manterrà questa parte del suo nuovo Dna e quindi continuerà ad avere questo nuovo ruolo in termini di gestione e di programmazione: c’è un settennato di fondi europei da programmare, i fondi della recovery found, 180miliardi che arriveranno in Italia e anche nelle Marche con la partita delle infrastrutture e, se dovesse esserci anche il Mes con i suoi 37miliardi, ci sarebbe quasi un miliardo di euro per investimenti in sanità». Insomma, una Regione che festeggia i suoi 50 anni «in un passaggio che la segnano e la contrassegnano come un Ente che di fronte a se ha certamente una grandissima missione». ha concluso Ceriscioli.
Nel corso della seduta celebrativa sono stati presentati il volume “Le Marche 1970 – 2020. La Regione e il territorio” e il documentario “Quando nasceva la Regione Marche. Le Marche tra anni Sessanta e Settanta”, realizzati dall’Istituto Storia Marche. Contributi «alla comprensione dei cinquant’anni che abbiamo alle spalle», come ha sottolineato Franco Amatori, presidente dell’Istituto Storia Marche e docente di Storia d’impresa alla Bocconi. Amatori ha ricordato come scelta di civiltà quella «dell’istituzione del difensore civico». «L’immagine di isola felice delle Marche è contraddetta da un saggio che ci porta nella realtà della crisi degli ultimi anni, quella che ha intaccato strutture produttive che si consideravano ormai definitivamente consolidate nelle Marche: Fabriano è il caso più eclatante – ha spiegato – . Se le antiche dinastie hanno retto alle sfide dei tempi nuovi, non si può negare però che le Marche possano vantare ancora fior di imprenditori». Amatori ha poi ricordato l’impatto dell’industrializzazione e della globalizzazione, ma anche la capacità dei marchigiani di «ritagliarsi spazi economici importanti e di proporre modelli culturali vincenti anche fuori dai confini regionali».
Agli ex presidenti e ai due ex consiglieri regionali presenti, sono state consegnate targhe celebrative a ricordo dell’anniversario.