ANCONA – È durata circa quattro ore la prima udienza del processo in Corte d’Assise d’Appello a carico di Innocent Oseghale, il nigeriano di 32 anni accusato di aver violentato, ucciso e fatto a pezzi il corpo della 18enne romana Pamela Mastropietro.
Questa mattina in aula ad Ancona erano presenti, la mamma Alessandra Verni e la nonna Giovanna Rita Bellini, insieme allo zio e avvocato della famiglia, Marco Valerio Verni. Quando Oseghale è stato condotto in aula la madre lo ha seguito con lo sguardo finché non si è seduto accanto ai suoi difensori, gli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, ma i loro sguardi non si sono mai incrociati. Per oggi erano attese dichiarazioni spontanee del nigeriano che venerdì scorso dal carcere di Forlì aveva scritto una lettera, ma il suo intervento è rimandato alla prossima udienza.
«Se deve dire sempre le solite cose, ovvero che non è stato lui a uccidere Pamela e che l’ha depezzata, è sì un suo diritto ripeterlo, ma c’è un limite con l’umana intelligenza e sopportazione – ha commentato l’avvocato Verni –. Le sue affermazioni sono state smentite da un dibattimento di primo grado e da una sentenza che è stata netta nella responsabilità su tutti i fatti contestati, se poi lui dovesse fare i nomi di chi eventualmente era con lui quel 30 gennaio allora certamente ci interesserebbe. Noi abbiamo sempre nutrito il forte dubbio che potesse stare da solo in quell’appartamento, continuiamo ad avere il sospetto che con lui ci fosse qualcun altro. Con il procuratore generale Sergio Sottani e con il sostituto Ernesto Napolillo ci siamo confrontati a inizio settembre in un clima disteso, sono stati molto disponibili e l’incontro è stato sicuramente costruttivo. Sono cautamente ottimista sull’esito del processo di secondo grado che speriamo porti a una conferma dell’ergastolo».
Questa mattina, dopo la relazione del giudice a latere Maria Cristina Salvia, la Corte ha fissato una calendarizzazione di massima.
Il 14 ottobre è prevista la discussione di tutte le parti: procura (il procuratore generale Sottani e il sostituto Napolillo), parti civili (gli avvocati Andrea Marchiori per il proprietario dell’abitazione in via Spalato a Macerata teatro della mattanza e l’avvocato Carlo Buongarzone per il Comune di Macerata) e per i difensori dell’imputato; per il 16 ottobre sono previste le repliche, la camera di consiglio e la sentenza. Il 28 ottobre è stato fissato come data opzionale.
«Confidiamo che ci sia una lettura degli atti processuali attenta e diversa rispetto a quella di primo grado in quanto le risultanze processuali, per come acquisite, possono portare a un esito diverso», ha commentato l’avvocato della difesa Matraxia che questa mattina aveva chiesto con il collega Gramenzi (ma la richiesta non è stata accolta, ndr) di mostrare le immagini delle lesioni sul corpo della vittima e sentire il medico legale della procura Mariano Cingolani per comprendere meglio le caratteristiche delle lesioni. «Contiamo – ha aggiunto l’avvocato Matraxia – che la Corte voglia approfondire la questione relativa alla vitalità delle lesioni e la questione tossicologica dal momento che nel corso del processo di primo grado si sono evidenziate numerose lacune che possono essere colmate e consentirebbero di giungere a un accertamento dei fatti più vicino alla realtà fattuale».
Nel corso dell’udienza, inoltre, è emerso che l’indagine per falsa testimonianza avviata a carico del super testimone della procura nel processo di primo grado è stata archiviata. «Per noi quel testimone è scomparso dalla scena processuale, quindi non ci interessa la questione che lo riguarda, piuttosto siamo concentrati su questioni di carattere medico-legale e tossicologico che sono decisive ai fini dell’accertamento della verità».