ANCONA – No all’area marina protetta. A bocciare la proposta, nel tratto di costa di competenza del Comune di Ancona, è stata l’Assemblea dei Soci di Marina Dorica riunita oggi – 8 aprile. Un no «all’unanimità», quello dei soci, mentre il Comune di Ancona «ha espresso un’astensione motivata». Sulla questione da tempo i comitati e le associazioni ambientaliste si battono per l’istituzione dell’area protetta, ma per l’assemblea una efficace tutela dell’ambiente va realizzata «applicando la normativa già esistente ed eventualmente adeguando gli strumenti disponibili e che una AMP con la sua struttura burocratico-amministrativa non sia necessaria né opportuna».
Secondo l’Assemblea dei Soci di Marina Dorica «non si ravvisano minacce ambientali che non possano essere efficacemente contrastate con la rigorosa applicazione delle norme vigenti in tema di pesca professionale e di diporto nautico. Il fondale della zona indicata è prevalentemente sabbioso o addirittura fangoso (zona Trave) e sul fondale non c’è traccia di Posidonia. Non si ritiene in ogni caso coerente un progetto di AMP (area marina protetta, ndr) che escluda la parte più importante, cioè la costa del Monte Conero, e che non preveda ciò che caratterizza tutte le 27 AMP italiane (tranne due) cioè una zona di protezione totale (Zona A) della quale le zone B e C costituiscono di norma aree di salvaguardia perimetrale. Il non aver previsto una Zona A è dunque da interpretarsi come assenza di criticità e/o valori ambientali tali da dover istituire una speciale protezione».
La nota dell’Assemblea dei soci di Marina Dorica specifica che «la Costa Anconetana, ed in particolare la Riviera del Conero, è una zona fortemente antropizzata, in cui è attiva una offerta turistica consistente che negli anni è cresciuta sia per dimensione che per qualità ma che si è in ogni caso adeguata alle condizioni ed alle limitazioni dell’ambiente in cui è attiva; è del tutto evidente come la offerta di servizi turistici sia già insufficiente a soddisfare la domanda di un mercato in costante aumento e che non è solo locale. È ampiamente dimostrato come non esista correlazione tra la pressione antropica dei mesi estivi ed i divieti alla balneazione. La qualità delle acque – si legge – non deve essere confusa con la trasparenza delle acque ed i divieti della balneazione sono periodicamente ed esclusivamente causati dallo sversamento di acque meteoriche e nessuna misura prevista dalla istituzione di una AMP potrebbe ridurre l’inquinamento marino attuale».
Per l’assemblea l’area protetta non porterebbe al miglioramento della consistenza della fauna marina e «nessuna delle AMP italiane è inserita su una costa di così forte antropizzazione. La Riviera del Conero è a ridosso di un porto commerciale di rilevanza internazionale ed è compresa tra due porti turistici, uno dei quali ( Marina Dorica) è tra i più importanti ed attrezzati dell’Adriatico, molto attento alla salvaguardia ed al rispetto dell’ambiente marino, al quale è stata attribuita da molti anni la bandiera blu, dove oltre il 30% degli armatori stanziali provengono da fuori regione. Non si può negare che restrizioni e limitazioni d’uso della costa confinante con queste strutture del diporto avrebbero un impatto fortemente negativo sulla economia che gravita intorno ad uno dei più importanti porti turistici dell’Adriatico, che gode invece del pieno impiego della propria capacità produttiva».
Sul fronte del diporto nautico fanno notare che un accesso regolamentato con ormeggi su boe «avrebbe un effetto ambientale di gran lunga peggiore degli ancoraggi, che si verificano solo nel 3-4% delle giornate/anno, dal momento che comporterebbe il posizionamento di grandi blocchi di cemento e catenarie sommerse presenti nell’ambiente (golfo di Mezzavalle) per l’intero anno e il cui costo di impianto e mantenimento, data l’esposizione al moto ondoso, sarebbe un onere non sostenibile con i normali canoni. Per quanto riguarda inoltre gli impianti igienici di bordo, la normativa esistente esclude l’uso inappropriato, che è, e resta, sanzionabile. Altrettanto può dirsi della distanza delle imbarcazioni dalla costa (300 metri dalla spiaggia e 100 metri dalla falesia), condizione già oggi ampiamente rispettata dai diportisti».
L’assemblea pone sul tavolo, per regolamentare le attività antropiche, la possibilità di «pensare di estendere le tutele già previste per i tre siti Natura 2000 (di interesse Comunitario) che insistono sulla costa del Conero, dotando l’Ente Parco del Conero e la locale Capitaneria di Porto dei mezzi necessari per una più severa sorveglianza anche in relazione alla velocità delle imbarcazioni. L’AMP sarebbe istituita senza un regolamento di gestione, che verrebbe stabilito solo in epoca successiva dal Ministero competente senza dover concordare le regole con i diversi soggetti coinvolti. Inoltre la costituzione di una AMP sarebbe finanziata con risorse del Ministero ma la parte ordinaria sarebbe a carico dell’Ente preposto che dovrebbe trovare, con la gestione, le risorse per poter garantire l’applicazione ed il rispetto delle regole stabilite».