ANCONA – Le previsioni meteo per sabato e domenica prossimi (sabato 27 e domenica 28) non sono per nulla incoraggianti. Anzi, su Ancona i modelli attuali indicano piogge, anche intense, per entrambe le giornate. E per gli operatori degli stabilimenti balneari di Palombina ciò equivale ad un quasi certo nuovo divieto di balneazione in arrivo per i giorni immediatamente successivi alle piogge. Era già accaduto venerdì e sabato scorsi (19 e 20 agosto), prima ancora a ferragosto. E accade ogni qual volta il sistema fognario non riesce a reggere la portata delle acque bianche che vanno a sommarsi a quelle reflue. A quel punto si aprono gli scolmatori e le acque miste vanno a riversarsi in alcuni punti della costa per raggiungere il mare. Non fosse, però, che i tratti interessati sono proprio quelli dove sorgono gli stabilimenti balneari di Palombina che, puntualmente, si trovano a dover esibire per un massimo di 72 ore il cartello di divieto di balneazione.
I disagi
Per gli operatori balneari il disagio è molto elevato. Ma soprattuto si protrae da anni senza aver ancora ricevuto una soluzione. «Intanto noi perdiamo clienti» lamenta Claudio Granieri Fiorini, titolare del Tropical Beach di Palombina. Appena vengono issati i cartelli che riportano il divieto di balneazione parte il tam tam tra gli stagionali che rinunciano ad andare in spiaggia. «Ma il peggio è per i giornalieri – continua Granieri – che non appena vengono a sapere della situazione telefonano per disdire la prenotazione. E va in fumo il lavoro di una giornata». Tenuto conto che ormai è risaputo che ad ogni temporale si aprono gli scolmatori, molti bagnanti danno per scontato che si attivi subito il divieto. «E per noi è un danno d’immagine enorme – tuona Annapaola Guargenti, titolare dello stabilimento Da Romano -. È successo anche a ferragosto, e giù con le telefonate dei clienti che chiamavano per disdire le prenotazioni».
Le soluzioni
Quella definitiva, che potrebbe eliminare il problema alla radice, sarebbe la realizzazione di vasche di raccolta per le acque bianche. Le amministrazioni comunali di Ancona e Falconara hanno già affidato la progettazione a Viva Servizi. Su Ancona la vasca si andrebbe a realizzare sopra Collemarino, nella parte agricola e lontano dalle abitazioni. Mentre per Falconara si parla della zona ex distributore Ip di Palombina. «Per la realizzazione dell’impianto di Ancona ci vorranno anni – specifica l’assessora Ida Simonella che sta seguendo da vicino il progetto – in ogni caso si potrebbe intervenire per abbassare il tempo di divieto da 72 ore a 24, o addirittura 18 come avviene in Emilia Romagna. La Regione Marche potrebbe stilare un protocollo analogo. Lo avevamo proposto in passato senza esito. Lo riproponiamo con forza oggi». Ma sebbene le vasche di raccolta potrebbero mettere la parola fine al problema dei divieti di balneazione, i cambi climatici in atto non metterebbero però al sicuro le città da allagamenti e tutto ciò che ne consegue. Dunque «bisognerebbe adeguare le città secondo sistemi di drenaggio urbano sostenibile – afferma il professore Francesco Fatone, ordinario di Ingegneria Chimica e Ambientale del Dipartimento di Scienze e Ingegneria della Materia, dell’Ambiente ed Urbanistica dell’Univpm -, ovvero sistemi più resilienti con cui si vada a diminuire la velocità attraverso la quale refluiscono le acque. In questo modo, da una parte si contiene il rischio di allagamenti e dall’altra si conferisce una maggiore capacità di resilienza al territorio». Insomma la strada da percorrere è chiara. Un po’ meno lo sono i tempi di realizzazione delle strutture. Mentre la certezza è che al prossimo acquazzone torneranno a campeggiare i cartelli di divieto di balneazione lungo tutto il litorale di Palombina. Gli operatori fanno gli scongiuri per il weekend in arrivo.