Ancona-Osimo

Adolescenti e smartphone: quali sono i rischi e i campanelli d’allarme

Sempre più diffusi tra i giovanissimi, gli smartphone hanno rimpiazzato gli spazi fisici di socializzazione con quelli virtuali. Ma non pochi sono i rischi, anche sullo sviluppo cerebrale. Ecco cosa dice l'esperto

Utilizzati per svago, studio, interagire con gli amici e stringere nuove conoscenze, gli smartphone sono sempre più diffusi tra i giovanissimi, anche in età sempre più precoci, già prima degli undici anni. Strumenti che hanno rimpiazzato gli spazi ‘fisici’ di socializzazione con quelli virtuali, dando una svolta radicale alle interazioni, tanto che molti giovani trascorrono più tempo a chattare che ad incontrare i propri amici. Quali sono i rischi dell’uso eccessivo di smartphone e tablet negli adolescenti? Lo abbiamo chiesto allo psichiatra Umberto Volpe.

«Certamente, negli ultimi anni, l’uso di smartphones è cresciuto in maniera tanto rapida quanto forse inattesa e per certi versi vertiginosa – spiega l’esperto -. Di recente, il Censis ha riportato che gli smartphones nel nostro Paese sono oramai quasi 49 milioni, con un aumento dell’8,9% a partire dal 2019 (ovvero da prima della pandemia, nonostante questi dispositivi fossero già ampiamente diffusi). Se a questi dati sommiamo quelli relativi all’impiego di tablet, smart TV e computer, emerge un quadro in cui questi vari “device” hanno oramai permeato la nostra vita in molti aspetti e tendiamo a ritenerli “indispensabili”. Ovviamente, un uso così massiccio di una qualsiasi tecnologia che sia cresciuta a ritmi così rapidi comporta dei rischi legati ad un uso improprio e/o eccessivo. Soprattutto per quegli utenti che hanno meno consapevolezza dei rischi connessi al loro uso e hanno una maggiore tendenza a utilizzare questi dispositivi in modo non regolato, come nel caso degli adolescenti».

I principali rischi per questa popolazione «si esplicano a diversi livelli. Un primo rischio è legato al cosiddetto “blue screen effect”. Molti adolescenti, magari anche a causa di regole e divieti dei genitori, tendono ad utilizzare il cellulare di nascosto e soprattutto nelle ore notturne. In questi casi, il rischio più immediato è che la voglia di essere connessi al mondo digitale possa andare a scapito delle ore di sonno, necessarie ad un nostro buon funzionamento individuale e sociale. Ciò, peraltro, non determina soltanto una riduzione quantitativa delle ore di sonno ma può compromettere la qualità del sonno, la produzione di melatonina, la capacità di prestare attenzione e di restare concentrati.

Insomma, il cervello tende a funzionare diversamente con un peggioramento del funzionamento cognitivo nelle persone più giovani. Non meno rilevante anche il rischio correlato all’uso diurno del cellulare. Al di là di casi estremi di vera e propria “dipendenza da cellulare” (sono state descritte le sindromi “NOMO” e “FOMO”, rispettivamente la paura di restare senza cellulare – “no mobile phobia”- e di perdere le interazioni digitali con i pari età – “fear of missing out”), certamente un uso improprio del cellulare può anche essere semplicemente quello che va a scapito dell’attività fisica (la riduzione dell’attività motoria all’aperto aumenta il rischio di sovrappeso/obesità, di problemi cardiovascolari e metabolici) e delle attività sociali (la socialità digitale può essere un plus utile quando non ci si può vedere, ma non può sostituirsi all’interazione tra due persone)».

Esiste un legame tra l’uso eccessivo dello smartphone e disturbi come ansia, depressione o insonnia?
«Sebbene non sia stata codificata in termini diagnostici universalmente accettata la “depressione digitale”, numerosi studi indicano una certa correlazione tra il tempo trascorso sugli smartphone e un aumento del rischio di sintomi depressivi ed ansiosi. In particolare, l’uso eccessivo dei social media sembra essere un fattore di particolare rilievo tra gli adolescenti che poi sviluppano ansia e depressione. Peraltro, i sopra citati rischi dell’uso improprio degli smartphones a scapito della quantità e qualità del sonno potrebbero rappresentare un fattore di mediazione per la successiva comparsa di disturbi ansioso-depressivi».

Un utilizzo eccessivo e prolungato dello smartphone può avere effetti sullo sviluppo cerebrale dei ragazzi?
«Esistono vari studi suggeriscono che un uso intensivo di dispositivi digitali possa influenzare lo sviluppo cerebrale. In uno studio pubblicato qualche anno fa sulla prestigiosa rivista JAMA Pediatrics veniva riportato, in un campione sperimentale ampio, che l’eccessiva esposizione ai blue screens potrebbe essere associata a cambiamenti delle connessioni cerebrali in aree cruciali per il neurosviluppo che, a loro volta, potrebbero essere alla base di alterazioni delle abilità emotive e cognitive degli adolescenti, in particolare a carico della corteccia pre-frontale (un’area cerebrale cruciale per sviluppare le capacità di autocontrollo, di regolazione emotiva e l’abilità di controllare gli impulsi). Ovviamente, occorrono ulteriori studi per validare queste ipotesi ma le evidenze scientifiche disponibili ad oggi tendono a segnalare questo rischio».

Cosa riflette la tendenza all’uso crescente di social media basati su immagini anziché su contenuti scritti?
«Sì, spesso ci si riferisce genericamente ai social media, facendo di tutta l’erba un fascio. Invece, esistono notevoli differenze tra le diverse piattaforme digitali in termini tecnologici, di contenuti, di scopi e di audience. Ad esempio, le piattaforme che sono state concepite per essere basate soprattutto su immagini (come Instagram) o su video (come Tiktok) tendono più di altre ad attrarre l’attenzione e a favorire una risposta di gratificazione immediata. Alcuni studi preliminari hanno dimostrato che questi social media tendono ad attivare in maniera più intensa e più rapida i circuiti cerebrali associati alla gratificazione, rispetto ai contenuti testuali.

Ciò potrebbe essere alla base di una maggior tendenza a diventare dipendenti da queste piattaforme. Un ulteriore rischio specifico correlato all’uso prevalente di immagini/video rispetto al testo può essere rappresentato da un aumento del confronto sociale rispetto alla propria immagine corporea. Per quanto questo sia un processo che avviene tra gli adolescenti anche nel mondo reale e faccia parte di un processo di crescita e definizione individuale, alcuni studio tendono a evidenziare che un confronto sociale eccessivo può determinare un grado di insoddisfazione corporea maggiore e quindi potenzialmente a stimolare comportamenti poco sani, ad esempio a livello alimentare».

Quali sono i campanelli d’allarme e cosa fare?
«Per quanto riguarda i “campanelli d’allarme” i principali sono rappresentati da quanto detto prima, quindi una riduzione della quantità e qualità del sonno, il che spesso si associa ad un’affaticabilità marcata, una riduzione delle abilità cognitive e un peggioramento del rendimento scolastico. Tuttavia, anche la riduzione delle attività sociali può essere un segnale d’allarme, quindi anche un ragazzo che gradualmente interrompe le attività sociali o comunque extra scolastiche può essere a rischio. Se questi segnali precoci non vengono individuati in tempo, il rischio è poi di scivolare verso un vero e proprio ritiro sociale e la comparsa di sintomi ansiosi e/o depressivi».

Per quello che riguarda il “cosa fare” «la risposta non è semplice perché prevede interventi a differenti livelli, a seconda del quadro individuale e del livello di gravità. Nei casi iniziali e meno probelmatici, devono essere i genitori a stabilire dei limiti sani di utilizzo di questi devices, soprattutto nelle ore serali e prima di andare a dormire. È altresì importante che siano gli stessi genitori a dare il buon esempio in tal senso.

Altrettanto importante è osservare il rapporto tra attività online e offline dei ragazzi. Sia la scuola che la famiglia hanno il ruolo di incoraggiare le attività nel mondo reale, dallo sport alle interazioni di gruppo, dalla lettura al gioco. Nei casi più gravi, invece, il ruolo di scuola e famiglia si deve limitare all’individuazione dei segnali iniziali di un possibile disagio, in quanto la gestione di eventuali sintomi ansiosi o depressivi resta una competenza specialistica e quindi è necessario rivolgersi ad un professionista della salute mentale, meglio se specificamente formato per gestire queste nuove sfide cliniche dell’adolescenza».