«Far cadere 10-15 millimetri di pioggia con il cloud seeding può essere utile in caso di siccità, ma nel nostro Paese, dove le precipitazioni ci sono, ma sono sempre più discontinue, è più utile programmare gli accumuli». A dirlo è il professor Giorgio Passerini, docente di Fisica Tecnica Ambientale dell’Università Politecnica delle Marche, intervenendo sull’alluvione che ha spazzato Dubai e che sembrerebbe essere stata causata dal ‘cloud seeding‘.
Si tratta di una tecnica «nata quasi 80 anni fa» che rappresenta «il primo tentativo dell’uomo di interferire con i fenomeni atmosferici, sperimentata anche a scopi bellici». In pratica consiste nel «polverizzare nelle nubi sostanze che assorbono acqua, creando nuclei di condensazione che poi generano piogge» tra le sostanze più utilizzate ci sono «lo ioduro d’argento, ma anche altri sali» spiega. L’inseminazione avviene per via aerea.
Secondo l’esperto però si tratterebbe di una metodica che statisticamente produrrebbe «un aumento delle precipitazioni intorno al 5% su base annua». Quindi cosa è accaduto a Dubai, dove le auto sono state spazzate via dall’acqua e l’aeroporto allagato è stato costretto a fermarsi? Per il professor Passerini l’alluvione sarebbe stata determinata in realtà «dal cambiamento climatico e il cloud seeding avrebbe agito come fattore di innesco dell’evento estremo trovando maggior vapore acqueo in atmosfera».
Inoltre Passerini fa notare che le condizioni meteo climatiche sono radicalmente mutate rispetto a quando è nata la tecnica del cloud seeding e alle conoscenze tecnico-scientifiche di allora. Oggi alcune teorie accreditate «ipotizzano che diminuendo le emissioni inquinanti in atmosfera si riducano le possibilità di precipitazioni piovose, sembra infatti che il pulviscolo contribuisca ad aumentare le chance di pioggia. Si tratta di una ipotesi, quello che è certo è che bisogna stare attenti ad usare queste metodiche, specie con il cambiamento climatico sempre più evidente».
Il cloud seeding in alcuni Paesi «viene utilizzato non solo per provocare piogge, ma anche per pulire l’aria dall’inquinamento, ma a Dubai è caduto in un giorno lo stesso quantitativo di pioggia che solitamente cade in un anno. Per di più in un’area dove la piovosità è scarsa e quindi le infrastrutture non sono adatte ad assorbirle».