ANCONA – Sono iniziate le attività propedeutiche per l’abbattimento dei silos utilizzati per i traffici di cereali nella darsena Marche dell’area commerciale del porto di Ancona e Italia Nostra chiede di «spostare lì i traghetti, quando l’area sarà libera», in modo da «togliere le restanti reti che ancora dividono la città storica dal proprio mare».
«Finalmente – sottolinea Italia Nostra (sezione Ancona) – verranno abbattute queste strutture che a partire dagli anni ’60 hanno negativamente alterato il panorama di Ancona e che, con la attività che lì si svolgeva, hanno provocato per anni gravi problemi di salute, soprattutto reazioni allergiche, agli anconetani e a molti lavoratori nel porto. È necessario che tale abbattimento avvenga con tutte le precauzioni possibili, per ridurre al minimo i rischi di inquinamento e di dispersione di polveri sottili in atmosfera».
L’azienda Silos Granari della Sicilia ha già aperto il cantiere per le operazioni propedeutiche alla demolizione dei 34 silos edificati sulla propria concessione. L’intervento sarà effettuato per la maggior parte con abbattimento meccanico controllato e con tecnologie innovative con microcariche esplosive, realizzato da imprese specializzate e in giornate programmate. L’Autorità di Sistema Portuale ha assicurato che questo intervento «sarà terminato entro metà giugno», ma presto partirà anche la demolizione di altri 12 silos del concessionario Sai srl. In totale saranno quindi abbattuti i 46 silos e il presidente dell’Adsp Rodolfo Giampieri ha assicurato che «entro fine anno i lavori saranno terminati. L’area sarà liberata e avremo a disposizione una banchina di circa 350 metri, con una retro banchina di 33 mila metri quadrati, che insieme all’area ex Bunge, sulla quale stiamo procedendo per l’acquisizione, di ben 49 mila metri quadrati, creerà uno spazio complessivo di 82 mila metri quadrati, una vera grande opportunità per lo sviluppo delle attività portuali e per la creazione di nuova occupazione».
«Ora è necessario chiarire cosa si intende fare della nuova area che si andrà a liberare – sottolinea Italia Nostra – insieme agli spazi dell’ex Bunge. Italia Nostra ritiene di interpretare bene il desiderio dei 94mila anconetani che non lavorano al porto, chiedendo che si completi la liberazione del porto storico di Ancona, spostando senza esitazione i traghetti e togliendo le restanti reti che ancora dividono la città storica dal proprio mare. Questo spostamento, peraltro ipotizzato dalla stessa Autorità, risolverebbe il problema della restituzione alla città del rapporto con il mare, allontanerebbe di un po’ gli inquinanti fumaioli delle navi dai polmoni dei cittadini e potrebbe anche prevedere la elettrificazione delle nuove banchine».
«Si risolverebbe – continua Italia Nostra – anche il problema di rendere Ancona una città più “green” con la ripresa della realizzazione della metropolitana di superficie che renderebbe l’accesso in città semplice ed ecologico con la riattivazione della Stazione FFSS Marittima. Sono stati spesi milioni di euro dei cittadini per realizzare la metropolitana e qualcuno ne dovrà rispondere se non si dovesse fare. Inoltre c’è un altro interessante progetto di più lungo periodo proposto dalla Autorità di Sistema Portuale di cui non si hanno più notizie. Ci riferiamo alla realizzazione della cosiddetta “penisola”, questa sì a disposizione completa delle attività portuali e che potrebbe diventare anche il terminal definitivo dei traghetti e delle navi da crociera, evitando la loro ipotizzata sosta, lato cantiere, sotto la cattedrale di San Ciriaco».