ANCONA – Dal Pesarese all’Anconetano, passando per il Maceratese, il Fermano, l’aumento della Tari, la tassa sui rifiuti, non risparmia nessun territorio nelle Marche. Una stangata per le famiglie, che il presidente di Legambiente Marche Marco Ciarulli imputa a diversi fattori, fra i quali anche «la situazione geopolitica che ha fatto scattare l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei servizi».
«I rincari alla tassa dei rifiuti toccano tutte le province – osserva – a causa di lacune impiantistiche e della mancanza di progressi sul fronte dello sviluppo dell’economia circolare». Secondo Legambiente il territorio marchigiano segna il passo per quanto riguarda l’economia circolare e «negli ultimi sette anni non è cambiato nulla, se non dal punto di vista della raccolta dei rifiuti porta a porta, dove si è registrato un miglioramento, anche se quest’anno c’è stata una lieve flessione».
Ciarulli fa notare che «le provincie di Ancona e Pesaro Urbino sono ancora sguarnite di impianti per il riciclo dei rifiuti organici che quindi sono costrette a portare fuori regione, fino in Veneto, con notevoli costi, soggetti anche ai rincari di carburante che si ripercuotono poi sulla Tari. Si tratta di questioni ‘storiche’ non ancora risolte. Solo Astea ha realizzato un impianto per il trattamento dei rifiuti che a breve diventerà operativo e aiuterà a colmare il gap, anche se non basterà».
Legambiente Marche pone l’accento anche sulla raccolta differenziata dei rifiuti: «La provincia di Macerata è sempre stata virtuosa per la raccolta porta a porta, invece nel Pesarese avviene a macchia di leopardo, questo significa che la qualità della raccolta differenziata cambia, perché il porta a porta ne aumenta la qualità, riducendo gli sprechi e aumentando il riciclo». Non solo, oggi, spiega, si possono riciclare più rifiuti rispetto al passato, come ad esempio i pannolini e lo spazzamento stradale, ma senza impianti non si può mettere in pratica l’economia circolare che permetterebbe di ridurre i costi di gestione e di produrre materie prime e seconde che generano economia, come ad esempio la plastica riciclata che da vita a nuovi prodotti.
Secondo Ciarulli è necessario applicare la tariffa puntuale in modo che le famiglie possano pagare la Tari in base ai rifiuti che producono, ma «solo pochissimi comuni lo fanno». L’altro tema è quello della «prevenzione, ma servono grandi strategie europee: meno rifiuti si traducono in minori costi da sostenere, una sfida che chiama in causa le imprese che devono essere le protagoniste di questo cambio di paradigma».