ANCONA – Mosciolo selvatico, urgono iniziative a tutela del suo ecosistema: una boa oceanografica tipo quella presente al largo di Fano, substrati di reti di cocco, trapianti di filari di moscioli con posizionamento orizzontale, nuove strutture artificiali in mare con materiali compatibili e innovativi, e un continuo monitoraggio.
I cambiamenti climatici che, non solo nelle Marche, hanno portato a fenomeni un tempo molto più rari, esondazioni e alluvioni, influiscono sulla vita del mare e richiedono interventi urgenti in generale, ma nello specifico anche a tutela di un’eccellenza non solo gastronomica del territorio, cioè appunto il mosciolo selvatico, il mytilus galloprovincialis di Portonovo e dintorni che si riproduce naturalmente e che vive attaccato alle rocce sommerse delle coste del Conero.
Se n’è discusso stamattina in consiglio comunale, a seguito dell’interrogazione del consigliere e vicepresidente Francesco Rubini: «Tra le iniziative di quest’amministrazione nei mesi scorsi era stato istituito un tavolo di lavoro che ha coinvolto il Cnrr e l’università Politecnica delle Marche, per avviare approfondimento scientifico dedicato allo stato di conservazione del mosciolo selvatico locale che, ormai cosa nota, ha vissuto la peggior stagione degli ultimi anni. Tavolo che aveva l’obiettivo di verificare le condizioni del mosciolo, il perché della crisi, effettuare campionamenti e altro. Vorrei capire cosa, di questo, è stato fatto e se questo tavolo avrà un seguito in futuro e le eventuali iniziative, alla luce dei cambiamenti climatici in atto. Se l’obiettivo è quello di preservare questa specie così importante per il territorio, probabilmente serviranno azioni durature nel tempo».
La risposta è giunta dal sindaco Daniele Silvetti che ha ripercorso quanto fatto dal tavolo scientifico a partire dalla data della sua istituzione: «Su istanza del territorio, degli operatori e del mondo scientifico era arrivata una forte pressione, a quest’amministrazione, di prendere posizione sul depauperamento di questa specie così importante. L’8 novembre 2023 ho istituito un tavolo scientifico, con università Politecnica delle Marche, dipartimento di biologia, tavolo presieduto dal professor Francesco Regoli, Cnrr, Istituto zooprofilattico sperimentale Umbria e Marche, Amap Marche (Agenzia per l’innovazione nel settore agroalimentare e della pesca, ndr), capitaneria di porto, Regione Marche, Arpam Ancona, Slow Food, centri sub della zona, operatori e pescatori di Portonovo e Guardia di finanza. Il tavolo scientifico s’è riunito con cadenza mensile, ci sono stati ben dieci incontri.
E ancora, secondo Silvetti: «Il mosciolo era la cartina tornasole per capire le dinamiche del nostro mare e fare valutazioni che riguardano anche l’habitat di altre specie interessate. Sono state individuate due aree di ricerca: una davanti al Passetto e una davanti a Portonovo, che sono state delimitate e individuate escludendo qualsiasi attività, per operazioni di ricerca e approfondimento, di collocazione e traslocazione di questi mitili. A maggio sono stati trasportati mitili da Portonovo al Passetto e viceversa, con strutture rigide, reti di cocco e strutture gabbiate. I risultati sono stati positivi fino ai primi di agosto, le specie si cominciavano a riprodurre. Fin quando, attorno al 16 agosto, non solo qui ma in tutto l’Adriatico, a causa della presenza di mucillagini, s’è registrata una morìa molto significativa. Sono state fatte diverse uscite, una il 3 settembre scorso ha verificato che molte strutture erano compromesse».
Diversi e numerosi i fattori che hanno determinato l’impoverimento della specie studiata nel mare anconetano: «La morìa – ha proseguito Silvetti – è il risultato di numerose esondazioni che hanno portato in mare materiali e detriti, la temperatura del mare stesso, la concentrazione di sostanze nutrienti e una ridotta massa planctonica, più le scarse precipitazioni, la presenza di mucillagini e un’attività di prelievo rilevante. Questo ha pregiudicato in modo significativo la presenza del mosciolo».
Le azioni da intraprendere: «Il tavolo ha avanzato ipotesi con cui poter incidere per l’attività di recupero, al di là di quello su cui si può fare poco, cioè la piovosità e le temperature. E cioè: un utilizzo esteso di substrati di reti di cocco, trapianti di filari di moscioli con posizionamento orizzontale, posizionamento a mare di nuove strutture artificiali con materiali compatibili e innovativi,e monitoraggio attraverso acquisto e utilizzo di una boa oceanografica. Su questo a maggio avevo già formalizzato una richiesta alla Regione Marche per finanziare questo acquisto che il mondo scientifico ritiene fondamentale».
Infine l’attività di prelievo e le raccomandazioni del tavolo scientifico: «Non c’è un’indicazione precisa – ha concluso Silvetti –, ma la sospensione per altri mesi o periodi dell’anno rappresenta un atteggiamento positivo che favorisce studio e ripopolamento. Ma non può essere l’unica soluzione. Al momento i dati scientifici in possesso, dice il documento prodotto dal tavolo, non consentono di fornire ancora raccomandazioni precise dal punto di vista gestionale. I dati scientifici saranno elaborati in forma di raccomandazioni per permettere ai decisori politici di adottare soluzioni utili al fine di favorire resilienza e sostenibilità socio economica della pesca del mosciolo».
Ecco, dunque, il quadro della situazione. Tanti fattori che hanno contribuito alla difficoltà del mosciolo selvatico, prelievo compreso, una serie di concause che richiedono ancora studio e la massima attenzione al mare e alle pratiche che lo coinvolgono.
La conclusione di Francesco Rubini: «Chissà se il mosciolo sarà sufficiente a convincere i negazionisti del cambiamento climatico. Il mosciolo non è altro che la rappresentazione plastica di quello che sta accadendo. Il tavolo è un’iniziativa molto importante che ha dimostrato interesse complessivo nei confronti di un’eccellenza e di un riferimento storico, culturale e identitario di una città. Adesso si passa alla fase più complicata: servono risorse per mettere in campo le azioni necessarie. Non solo in relazione al mosciolo, penso complessivamente a un sistema di tutela e difesa degli ecosistemi marini della nostra costa per evitare di arrivare alla prossima stagione con le solite situazioni. Credo serva mettere mano a una riflessione complessiva sul nostro mare e sulle nostre coste. Spero che la situazione disastrosa che ha coinvolto il mosciolo possa essere utile per intraprendere iniziative a tutela delle nostre risorse e dei nostri ecosistemi».