Ancona-Osimo

Castelplanio, la storia di Benedetta Blasi. «Una canzone contro il neuroblastoma»

La 19enne combatte contro la malattia sin dall'infanzia. Il suo nuovo singolo si chiama "Just don't give up" (ˊBasta non arrendersi maiˊ). «Non bisogna ignorare la sofferenza, ma reagire con vitalità. Perché il mondo, in realtà, è un posto bello»

Bleje con Mirco Carloni (foto tratta dalla pagina Fb di "Fondazione Ospedale Salesi Onlus")

CASTELPLANIO (ANCONA) – La musica per affrontare la malattia. Benedetta (Beje) Blasi ha festeggiato l’ultima dimissione dall’ospedale Salesi di Ancona con un progetto musicale che ha coinvolto due suoi giovani amici, Daz Jay e «il brio» Malia Fey.

La ragazza al centro (foto tratta dalla pagina FB “Fondazione Ospedale Salesi Onlus”)

Benedetta, 19 anni, sin dall’infanzia è affetta da un neuroblastoma. La canzone, per una iniziativa targata Beje & Friends, si chiama ˊJust don’t give upˊ, che – tradotto in italiano – significa ˊBasta non arrendersi maiˊ. Che è in fondo quello che ha sempre fatto Beje. Galeotta fu una seduta di musicoterapia, proprio fra quelle quattro mura bianche del Pediatrico di Ancona.

Incisa per la Pegasus Music di Leo Rossano, discografico di lungo corso che ha prodotto anche brani di Bruno Lauzi e Milva, ha coinvolto anche Raffaele Petrucci, in qualità di coautore. L’idea nasce per caso, quando Benedetta, durante il ricovero, si gode – dalla stanza dell’ospedale di via Corridoni – una splendida vista mare.

«Quando mi svegliavo la mattina prestissimo – racconta – lo vedevo ed era bellissimo. Così durante le ore di musicoterapia organizzate all’interno dell’ospedale ho scritto un motivetto a cui la direttrice della Fondazione Salesi Onlus Laura Mazzanti ha voluto dare un seguito contattando Leo Rossano». La protagonista di questa storia, tra l’altro,  ha studiato flauto traverso e la sorella è una chitarrista.

«Il mio messaggio? – riflette –. Non ignorare la sofferenza, ma reagire con vitalità e coraggio. Perché il mondo, in realtà, è un posto bello. Inizialmente -commenta – non avevo la consapevolezza di adesso né lo stesso modo di reagire. Ovviamente, non bisogna mai negarsi un pianto, una rabbia. Poi, si arriverà alla consapevolezza che si può anche essere felici».

Il progetto è sostenuto dalla Fondazione Salesi.

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