ANCONA – Ancona e San Benedetto del Tronto sono tra i nove comuni del Medio Adriatico, insieme a Pescara, Alba Adriatica, Martinsicuro, Giulianova, Pineto, Roseto degli Abruzzi e Silvi, nei quali nell’estate del 2023 si sono verificati complessivamente 242 morti per le alte temperature. Il dato è emerso dal primo rapporto dell’Osservatorio Clima e Salute, nell’ambito del progetto europeo Life+ A_GreeNet, dal titolo “Il verde urbano per contrastare i cambiamenti climatici e le ondate di calore”.
Già uno studio pubblicato nel 2023 su The Lancet Planetary Health, dal titolo “Excess mortality attributed to heat and cold: a health impact assessment study in 854 cities in Europe“, aveva evidenziato l’andamento dell’eccesso di mortalità sia nei casi di freddo estremo sia per l’eccessivo caldo. I dati avevano riguardato un arco di venti anni (dal 2000 al 2019) e 854 aree urbane da 30 Paesi europei (UE, Norvegia, Svizzera e Regno Unito), per cinque classi di età. Per quanto riguarda l’Italia erano state analizzate 87 città, tra cui Ancona e Pescara. Le stime parlavano di circa 200mila morti annue per il freddo e 20mila per il caldo, e mettevano in evidenza un’inversione di tendenza degli effetti dei due estremi, con le ondate di calore in costante aumento nei loro impatti sulla salute, e con le morti da freddo intenso in diminuzione.
Nelle Marche le temperature elevate estive, sopra le medie climatiche, si sono riproposte anche nel 2024, quando la temperatura superficiale del mare, proprio al largo delle coste marchigiane, ha raggiunto i 30 gradi, un valore record, mai registrato finora.
Il caldo oltre ad impattare sulla popolazione più fragile, come anziani, malati cronici e bambini, causa danni all’ecosistema e un quadro di siccità che ha interessato anche le Marche.
Nelle città, spiega Giorgio Passerini, professore di Fisica Tecnica Ambientale dell’Università Politecnica delle Marche, con la progressiva eliminazione delle aree verdi si crea il fenomeno della cosiddetta «isola di calore urbana» perché i materiali utilizzati nelle costruzioni e l’asfalto assorbono più radiazioni, riscaldandosi più degli alberi e del suolo per questo «nelle città con poco verde le temperature di giorno sono più alte mediamente di 4-6 gradi rispetto alle altre aree». I valori elevati delle temperature contribuiscono anche ad esacerbare l’inquinamento da ozono.
L’esperto evidenzia che «la situazione in Abruzzo è peggio che nelle Marche perché da noi c’è stata una maggiore attenzione dal punto di vista della concentrazione della densità delle costruzioni sul territorio e anche per effetto della mitigazione delle brezze».
Passerini evidenzia un trend di crescita dei livelli di CO2 e delle ondate di calore, persistenti e continue.
Cosa dobbiamo aspettarci da qui in avanti? «Le estati saranno sempre più calde e gli inverni sempre più brevi – spiega -, secondo alcune statistiche la stagione estiva guadagnerà due mesi in più, mentre l’inverno si accorcerà di due mesi».
Tra i rischi da mettere in conto per quanto riguarda gli eventi estremi, non ci sono solo le ondate di calore, ma anche i fenomeni alluvionali, chiarisce l’esperto, a causa della combinazione tra surriscaldamento del mare, e del contrasto tra aria molto calda e aria fredda.
In questo contesto il bacino del «Mediterraneo risentirà di più del global warming (riscaldamento globale, ndr) nei prossimi 10 anni, il doppio rispetto alle altre zone del Pianeta. Si tratta di un’area particolarmente fragile sia per orografia che per ecosistemi – precisa – in un’area molto ristretta si concentrano montagne vicine alla costa, sistemi fluviali torrentizi, che interagiscono in maniera molto forte».