ANCONA – Nel 2023 in Italia è sparito un litro d’acqua su cinque e il calo della disponibilità idrica ammonta al 18%, una flessione che pesa su coltivazioni e stalle, dove mancano foraggio e acqua per gli animali. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti. Il 2024 non si prospetta migliore: infatti i primi quattro mesi dell’anno hanno battuto il record per il caldo con le temperature superiori di 1,84 gradi alla media storica.
Una perdita, quella di acqua, che mette ancora di più in evidenza l’importanza di questa risorsa, non solo per l’agricoltura, ma più in generale per la vita sul Pianeta. «Anche quando piove – spiega Marco Ciarulli, presidente Legambiente Marche – parte dell’acqua viene persa, perché non riusciamo a trattenerla: quando piove troppo e in poco tempo, l’acqua non fa in tempo a scendere nelle falde, ma finisce direttamente a fiume».
Un effetto legato al cambiamento climatico e al consumo eccessivo di suolo. Le piogge estreme quando trovano il suolo secco restano sulla superficie e scivolano via. L’altra criticità è legata all’impatto idrogeologico degli eventi piovosi estremi. Per questo secondo Legambiente Marche sono «sempre più urgenti strategie di adattamento al cambiamento climatico».
«Per evitare emergenze idriche bisogna lavorare sulle infrastrutture, riuscire a catturare l’acqua piovana, insomma, dobbiamo sviluppare un percorso di economia circolare anche per l’acqua, come per i rifiuti». Tra le priorità quelle di «ridurre gli sprechi: ci sono territorio che hanno una dispersione che si avvicina al 40%, questo significa che per ogni litro di acqua erogata, lo 0,4% se ne va, a causa delle condutture antiquate».
Oltre alla prevenzione, c’è il tema del «riutilizzo delle acque reflue depurate, per intenderci quelle della cucina e dei bagni che una volta depurate possono essere utilizzate in agricoltura. È una strategia di economia circolare che si può mettere in campo. Per catturare le acque servono anche laghetti e infrastrutture nelle abitazioni anche per contrastare il dissesto idrogeologico».
Occorre cambiare approccio alla gestione della risorsa idrica secondo il professor Francesco Fatone Membro del Comitato Tecnico-Scientifico di ECOMONDO con responsabilità per l’intera area Water e professore ordinario di Ingegneria Chimica ed Ambientale e Coordinatore del Dottorato di Ricerca in Ingegneria Civile, Ambientale, Edile ed Architettura presso l’Università Politenica delle Marche. «Serve un approccio per aumentare drasticamente la resilienza dei territori sia per le fonti convenzionali che per quelle alternative – dice -, senza ideologie. Le soluzioni vanno pianificate e programmate in base ai territori e agli eventi climatici, sempre più intensi e variabili».
Tra le priorità delineate dall’esperto dell’Univpm, infrastrutture verdi (bacini naturali), combinate a invasi artificiali, sia di piccole dimensioni che di grandi dimensioni. Poi il riutilizzo delle acque reflue, che «rappresentano una fonte idrica presente tutto l’anno, la vera complessità in questo caso – spiega Fatone – è la governance ben coordinata tra gestore dell’acqua urbana con quello dell’acqua agricola, le tecnologie ci sono. Poi sono necessarie risorse aggiuntive. Sulla riduzione delle perdite negli acquedotti pubblici stiamo già lavorando digitalizzando le reti, ma occorre anche efficientare l’uso dell’acqua nell’industria e in agricoltura, che insieme consumano dal 50 all’85% di acqua, mentre il consumo domestico si aggira intorno al 15-30% circa».
Per quanto riguarda la dissalazione di acqua di mare, anche questa da considerarsi quando sostenibile, evidenzia l’impatto del processo sia sui consumi energetici che sulla gestione dei fluissi più salini all’atto della reimmissione in mare, con un potenziale impatto sull’ecosistema marino. «L’Anello dei Sibillini – conclude – è un altro ottimo esempio di aumento della flessibilità e resilienza. Connettendo territori dell’ascolano e del fermano con il maceratese è una buona pratica da considerare. In ogni caso occorre agire subito sia per piccole che per grandi opere, dove dalla decisione alla realizzazione possono passare molti anni»