Ancona-Osimo

Cpr Marche, sindacati e associazioni: «I Cpr sono luoghi di privazione della dignità»

In una nota esprimono la loro contrarietà al Cpr di Falconara: «Sono risapute le condizioni inumane all'interno dei centri, che altro non sono che il risultato di una politica migratoria distorta»

Nell'immagine il campo adiacente l'area individuata per il Cpr, fotografato in occasione delle forti piogge del 19 ottobre (Comune di Falconara)
Nell'immagine il campo adiacente l'area individuata per il Cpr, fotografato in occasione delle forti piogge del 19 ottobre (Comune di Falconara)

I sindacati e le associazioni marchigiane esprimono la loro opinione sul Cpr Marche.

«Esprimiamo la nostra contrarietà in merito alle dichiarazioni dell’assessore regionale e vice presidente Saltarmartini riportate dall’Ansa Marche il 22 ottobre 2024 sul Cpr di Falconara M.ma», dicono Cgil Marche, Uil Marche, Cisl Marche, Cnca Marche, Amad (Associazione multietnica antirazzista donne), FedeerSolidarietà Marche, Gulliver Associazione Universitaria – Rete degli Studenti Medi Marche – GrIS Marche (Gruppo Immigrazione Salute delle Marche), Refugees Welcome Italia (Coordinamento regionale), l’avvocato .

«Non solo crediamo che i Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri) non rappresentino uno strumento di governo per contrastare l’immigrazione illegale, ma riteniamo che essi siano luoghi in cui non sono garantiti il diritto d’asilo e il rispetto dei diritti umani. Lo si evince chiaramente dal Dossier monitoraggio CPR del 15 aprile 2024, da cui emerge che i Cpr sono luoghi di privazione della dignità, dove gli individui vengono disumanizzati e marginalizzati, dove si viene trattati come non persone. Sono risapute le condizioni inumane all’interno dei centri, che altro non sono che il risultato di una politica migratoria distorta, volta esclusivamente a operazioni di controllo e contenimento,  e non alla gestione del fenomeno migratorio, ai diritti, all’accoglienza e all’inclusione».

I firmatari della nota proseguono: «Le Marche sono una regione che si è sempre contraddistinta per la cultura dell’accoglienza, in cui il terzo settore ha visto sviluppare eccellenze a livello nazionale per quanto attiene le politiche di integrazione e l’inserimento delle persone migranti nel tessuto economico e sociale regionale. Saremo impegnati affinché nella nostra regione non si dia avvio alla costituzione del CPR. I centri di permanenza per i rimpatri mostrano il fallimento della politica che non considera i migranti come persone con la loro storia e la loro dignità, fallimento che si cerca di nascondere dietro la tesi dello strumento di controllo  per la sicurezza dell’Italia».