Scienza, tecnologia, Ingegneria e Matematica. Nelle cosiddette discipline STEM nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, permane un gender gap ancora da colmare: ad oggi sono, infatti, ancora poche rispetto agli uomini, le donne che scelgono percorsi di studio e che decidono di intraprendere una carriera in questi settori.
Alla base di questa disparità di genere ci sono «stereotipi culturali» spiega Ornella Pisacane, presidente del CUG Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni, dell’Università Politecnica delle Marche e professoressa associata presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione. «Le donne sono ancora viste come maggiormente portate per le discipline diverse da quelle STEM – spiega -: nell’immaginario collettivo la figura della scienziata mal si combina con la cura del nucleo familiare. Eppure quando le donne approcciano il mondo scientifico, sia a livello accademico che professionale, riescono sempre a fare bene».
Cosa l’ha convinta nella decisione di intraprendere una carriera nelle professioni STEM? E che consigli darebbe ad una giovane che sogna di intraprendere questi percorsi di studio?
«Non mi sono dovuta convincere, ho seguito la mia naturale inclinazione», spiega Pisacane. «In famiglia ho avuto stimoli sia nell’ambito delle materie scientifiche che umanistiche, ma ho sempre sentito una grande passione e propensione verso le discipline STEM, per questo ho deciso di intraprendere gli studi di Ingegneria Informatica quando le donne erano veramente molto poche in questo settore. Alle ragazze che vogliono intraprendere questo percorso dico di seguire la loro passione senza crearsi dei limiti. La passione è il motore».
L’astrofisica Margherita Hack o la neurologa Rita Levi Montalcini sono due grandi esempi di ‘donne STEM’ che hanno lasciato un segno in queste discipline nella storia italiana, un orgoglio per il nostro Paese. Insieme a loro l’astronauta Samantha Cristoforetti, prima donna italiana nello spazio.
In occasione della Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza, che ricorre l’11 febbraio, il Comitato Unico di Garanzia ha organizzato ‘Donne: leader contro ogni previsione‘ un seminario condotto dalla professoressa Maria Grazia Speranza dell’Università di Brescia, che si tiene presso l’aula B1 della Facoltà di Economia ‘G. Fuà’ dalle ore 16.
La professoressa Speranza è stata recentemente insignita della EURO Gold Medal, il più alto riconoscimento per meriti scientifici in Europa ed è stata nominata INFORM Fellow, un riconoscimento alla carriera da parte dell’associazione americana di ricerca operativa. «La professoressa Speranza è la seconda donna dal 1975 ad ottenere la Euro Gold Medal. Abbiamo voluto fortemente un seminario come questo – prosegue la professoressa Pisacane – per proporre alle giovani anche un modello femminile da cui lasciarsi ispirare».
Secondo la presidente del CUG dell’Univpm le ragazze «vanno incoraggiate» ad avvicinarsi alle discipline STEM lungo tutto il loro percorso di studi e non solo alle scuole superiori, bensì anche prima. «Dovremmo investire sull’incoraggiamento e l’avvicinamento a queste discipline indipendentemente dal genere – spiega -: l’incoraggiamento non deve essere diretto solo verso le ragazze ma anche verso i ragazzi. Le statistiche, infatti, restituiscono un quadro di basse percentuali a prescindere dal genere, dunque l’incoraggiamento non deve essere diretto solo verso le ragazze, ma anche verso i ragazzi. Oggi è fondamentale avere figure formate nelle discipline STEM. Le donne che scelgono questi percorsi di studio stem riescono e anche molto bene: se esistono dei limiti sono solo quelli che ci auto creiamo» conclude.
L’Università Politecnica delle Marche favorisce la partecipazione femminile nelle discipline STEM attraverso due specifiche azioni, la sensibilizzazione e l’orientamento verso studentesse e studenti, e infine attraverso borse di studio di durata triennale, rivolte proprio alle ragazze che vogliono iscriversi alle materie scientifiche. Nell’ambito delle azioni di sensibilizzazione e orientamento, sono due le iniziative promosse dall’Ateneo, spiega la professoressa Camilla Mazzoli, referente pari opportunità dell’Univpm: ‘Stem in Ancona’ che si tiene nel mese di giugno e ‘Generazione Stem’ che si tiene invece in ottobre. Si tratta di «due appuntamenti fissi annuali ai quali sono invitate le scuole superiori di tutte le Marche e che riscuotono un tasso di adesione sempre piuttosto alto – prosegue Mazzoli – tanto che per l’evento di ottobre abbiamo dovuto mettere uno stop per l’elevatissima richiesta e ci sono già scuole che si sono prenotate per il prossimo anno».
Nell’appuntamento Stem in Ancona sono stati previste delle testimonianze alle quali potranno assistere studentesse e studenti, i quali nel pomeriggio verranno accompagnati in visita nelle facoltà per ‘toccare con mano’ grazie a laboratori ad hoc quanto si studia.
«Abbiamo vinto un bando nazionale che assegna risorse per l’orientamento stem rivolto alle scuole superiori – prosegue – stiamo predisponendo incontri nei teatri e summer camp estivi per il 2025 e il 2026 per approfondire il tema delle materie scientifiche legate all’arte». Ma l’obiettivo è ancora più ambizioso, perché in previsione c’è anche la costituzione di un osservatorio sulle materie STEM che si occuperà della raccolta dati a livello regionale per poi pianificare ulteriori azioni ed iniziative.
Si parla molto di parità di genere, sul fronte della scienza sono stati compiuti passi in avanti nel mondo accademico e professionale per una maggiore inclusione?
«Si passi avanti sono stati fatti rispetto a qualche anno fa, anche se la strada è ancora lunga. Le donne scontano ancora delle difficoltà ad accedere alle posizioni apicali, anche se le statistiche mostrano un miglioramento sia per il nostro Ateneo che a livello nazionale». In particolare la professoressa Mazzoli evidenzia che «a livello accademico il nostro Ateneo migliora: nel 2021 l’indice di difficoltà per le donne ad accedere alle posizioni apicali era 1,65, mentre nel 2023 si è ridotto scendendo a 1,63. C’è un miglioramento in atto anche a livello nazionale, ma il cambiamento richiede tempo».
Quali sono i settori scientifici che ad oggi vedono ancora una insufficiente o scarsa rappresentanza femminile?
«Delle cinque aree culturali presenti in Univpm (Medicina, Ingegneria, Scienze, Agraria ed Economia e Commercio) quella in cui c’è maggior difficoltà, sia in termini di iscrizioni delle ragazze che di numero di laureati, è la Facoltà di Ingegneria, un dato in linea con quello nazionale e internazionale a causa degli stereotipi di genere. Diversi studi hanno dimostrato che non ci sono fattori documentabili che possano giustificare questa disparità di genere nelle discipline STEM, si tratta piuttosto di uno stereotipo culturale: alle donne si è sempre fatto credere che le discipline scientifiche siano per gli uomini e quelle umanistiche per le donne, questo ha creato nelle donne una scarsa consapevolezza delle loro capacità». Insomma, a generare lo stereotipo è una questione «ambientale e culturale. Uno stereotipo difficile da scardinare» conclude.