Le associazioni di categoria del mondo dell’artigianato commentano a caldo la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali americane. Un esito che potrebbe avere impatti ben al di là del continente, con effetti anche sull’economia europea e italiana.
Marco Pierpaoli, segretario Confartigianato Imprese Ancona Pesaro e Urbino parla di un risultato che «ci invita a riflettere sulle possibili ripercussioni che il nuovo scenario politico potrebbe avere sulle nostre imprese artigiane, sia direttamente che indirettamente».
Le relazioni commerciali, dice, «rappresentano un canale strategico anche per diverse nostre imprese, ed eventuali cambiamenti nelle politiche economiche o nei dazi potrebbero influire su queste dinamiche, con effetti su esportazioni, importazioni e approvvigionamenti di materiali. Bisognerà vedere se il governo Trump rispetterà gli impegni presi in campagna elettorale, l’auspicio è che abbia un atteggiamento aperto e collaborativo. Un contesto di sicurezza e reciprocità commerciale – conclude Pierpaoli – è fondamentale per le nostre imprese i cui prodotti sono apprezzati in tutto il mondo».
La politica di Trump «andrà a creare un quadro geopolitico e macroeconomico molto più centrato sul concetto di ‘American the first’ – evidenzia Massimiliano Santini, direttore CNA Ancona -In soldoni ha detto chiaramente, a più riprese, che gli Stati Uniti introdurranno la politica protezionistica e chiederanno conto rispetto all’Occidente e ai Paesi satelliti militarmente del loro impegno globale. Ciò significa che l’Europa dovrà iniziare a rimboccarsi le maniche, superare le divisioni opportunistiche e alternate tendenze egemoniche, scrollarsi di dosso una stantia superiorità ideologica e culturale, ed accelerare nel percorso di costruzione del proprio tratto identitario comune, cioè di una propria politica strategica economica e militare che tenga conto delle linee di indirizzo fornite da Draghi».
Secondo Santini «per certi versi probabilmente i messaggi e i segnali che lancerà Trump porteranno doverosamente i Paesi europei a lavorare seriamente in prospettiva e senza tatticismi per affermare una propria visione d’insieme più solida, meno fragile, che vada oltre l’area di influenza americana, sia sul piano militare, che soprattutto sul piano economico e sociale».