Gli studenti italiani si collocano sopra la media internazionale per le materie matematiche e scientifiche, ma nel Paese emergono disparità territoriali e di genere. È la fotografia scattata dall’ultima indagine Timss – Trends in International Mathematics and Science Study relativa al 2023. Il Timss, indagine promossa dall’International Association for the Evaluation of Educational Achievement (IEA), monitora ogni quattro anni le competenze degli studenti di oltre 60 Paesi della quarta classe della scuola primaria (scuola elementare) e della terza classe della scuola secondaria di primo grado (scuola media).
Gli studenti italiani delle quarte classi elementari mostrano un punteggio superiore alla media internazionale, ma emerge un divario tra il Nord Ovest, dove si registra il valore massimo (530), e il Sud del Paese che con le Isole si fermano a 480 punti. Un gap che si accentua con l’avanzare dell’età. Infatti alle medie il rendimento nelle materie matematiche cala leggermente (501) anche se resta comunque superiore alla media internazionale (478 punti). Le difficoltà maggiori riguardano soprattutto il livello più avanzato che viene raggiunto solo dal 7% degli studenti.
Anche per quanto riguarda le scienze gli studenti italiani superano le medie internazionali: nella primaria ottengono un punteggio medio è di 511 contro i 494 punti della media internazionale, ma solo il 4% degli studenti raggiunge il livello avanzato, dato inferiore alla media internazionale che si attesta al 7%. Punteggio sopra la media internazionale anche per gli studenti della scuola secondaria di primo grado (501 contro 478). Il livello avanzato però viene raggiunto solamente dal 6% degli studenti italiani.
L’altro dato che emerge in Italia è il divario tra i risultati conseguiti dai maschi e dalle femmine in matematica e scienze che sono tra i più alti a livello internazionale per i maschi. In quarta elementare in 40 Paesi gli studenti hanno ottenuto punteggi medi superiori rispetto alle bambine, solo in Sudafrica le femmine hanno superato gli studenti maschi con 29 punti di distacco.
Il gender gap interessa anche le discipline Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) per anni considerate quasi solo ad appannaggio maschile. La professoressa Claudia Diamantini, vice preside della Facoltà di Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche e professoressa ordinaria di Ingegneria Informatica evidenzia «il gender gap lo vediamo già nel numero delle immatricolate oltre che delle laureate anche se in maniera non uniforme».
Nel nuovo anno accademico 2024/25 le ragazze immatricolare sono circa il 24% del totale. Diamantini spiega infatti che nell’area di scienze, così come in alcune aree dell’ingegneria come Ingegneria biomedica, Ingegneria edile e architettura e Ingegneria edile, «c’è una buona rappresentanza femminile» che è invece carente «nelle aree informatica, elettronica e meccanica» che si confermano avere uno scarso appeal tra le giovani.
Si tratta di «un trend preoccupante che non cambia. Le ragazze mostrano tendenzialmente una preferenza per le materie umanistiche. Come università cerchiamo di stimolare le immatricolazioni con 40 borse di studio l’anno destinate proprio alle giovani in ambito Stem. Cerchiamo di promuovere in ogni modo le iscrizioni in queste discipline, ma serve uno stimolo, fin da bambine, per far cogliere il fascino di queste materie».
La vice preside evidenzia che il gender gap nelle discipline Stem incide anche in termini di gap retributivo, dal momento che gran parte delle professioni più pagate sono proprio quelle scientifiche, informatiche e tecnologiche.