Alla chiamata preferiscono chattare o la nota vocale. È la nuova tendenza dei giovani fra i 18 e i 34 anni, fotografata da un sondaggio del Times. Un quarto delle persone in questa fascia d’età (18 – 34 anni) ha confessato di non aver mai risposto al telefono: alcuni hanno detto di aver ignorato lo squillare del telefono, altri hanno detto di aver cercato il numero su Google o di aver risposto con un messaggio ai loro amici e familiari invece di chiamarli.
Poco più della metà ha pensato che la chiamata inaspettata potesse significare cattive notizie. Quasi il 70% ha dichiarato di preferire un messaggio di testo a una chiamata e il 37% ha detto di preferire una nota vocale. Invece nella fascia d’età compresa tra 35 e 54 anni, solo l’1% ha dichiarato di preferire una nota audio. Una tendenza nuova rispetto al passato che, secondo la psicologa e sessuologa clinica, consulente della Procura di Ancona Marianna Agostinelli, deriva dall’isolamento e dalle nuove modalità comunicative sperimentate forzatamente durante la fase emergenziale della pandemia di Covid-19.
«Gli adolescenti durante la pandemia sono stati costretti a relazionarsi a distanza, una nuova modalità comunicativa, senza dialogo e relazione fisica – spiega la dottoressa Agostinelli – che è stata incentivata in quel periodo e che consente ai giovani anche di poter scegliere cosa far emergere durante la comunicazione. Per le persone dai 30 anni in su rappresenta anche una scelta legata alla necessità di risparmiare tempo: il messaggio ne impegna meno rispetto alla chiamata».
I social network, sempre più diffusi, stanno spingendo anche una comunicazione basata più sulle emoji che sulle parole, «una comunicazione mediata più veloce, ma che fa venire meno le competenze relazionali». L’esempio emblematico, in tal senso, è anche l’uso che i giovani fanno dello smartphone, utilizzato «per sexting, per condividere video e immagini, rendendo inutile il contatto. Inoltre – prosegue – con i messaggi è più difficile dire qualcosa di sbagliato».
Un cambiamento che segue l’evoluzione dei tempi e mostra un «paradosso» della società attuale, sempre più iperconnessa: «Più siamo esposti sui social e più cerchiamo uno spazio». Attenzione però a definirla generazione silenziosa, «è solo un altro modo di comunicare, l’altra faccia della stessa medaglia», quella che oscilla tra «voyeurismo social e comunicazione indiretta».