Sono quasi 160 gli sforamenti registrati dalle diciassette centraline dell’Arpam nel periodo dal 1° gennaio al 30 giugno 2024. Emerge dal report della Rete Regionale della Qualità dell’Aria che riporta i dati relativi al Pm10, ovvero alle polveri sottili.
Il maggior numero di sforamenti nel semestre appena trascorso è stato registrato a Fano dove si sono avute 19 giornate con valori oltre il limite di legge, 18 rispettivamente a Pesaro e Ancona stazione.
Le centraline di rilevamento di Chiaravalle hanno rilevato 16 sforamenti, mentre a San Benedetto del Tronto ce ne sono stati 11. Dieci sforamenti ad Urbino e Ancona cittadella, 8 a Fabriano, 7 a Jesi, 4 a Genga e Montemonaco. Cinque gli sforamenti rilevati dalle centraline a Falconara scuola, Civitanova Marche, Ascoli Piceno e Ripatransone, 4 a Falconara alta e 3 a Macerata.
I dati sono in crescita rispetto al 2023. Solo per citare qualche esempio, a Fano l’anno scorso erano stati registrati 12 sforamenti, 7 in meno del primo semestre del 2024. Sette in meno erano stati rilevati anche a Pesaro e addirittura 12 in meno ad Ancona Stazione.
C’è anche però chi vede ridursi i superamenti delle Pm10 rispetto a un anno fa, come ad esempio Chiaravalle che scende da 25 a 16, e Macerata che passa da 5 a 3. Ma in linea generale il quadro complessivo tende all’aumento dei valori dell’inquinamento dell’aria.
«Gli apporti all’inquinamento – commenta il presidente regionale di Legambiente Marco Ciarulli – arrivano principalmente dal riscaldamento domestico, dai trasporti, ma anche dall’agricoltura: ci sono dei periodi dell’anno che in base alle attività agricole vedono aumentare i livelli di inquinamento dell’aria».
Nonostante la regione rispetto ad altre sia in una condizione più favorevole dal punto di vista dei livelli di inquinamento, come ad esempio quelle del Nord Italia, osserva Ciarulli, «abbiamo degli hot spot che generano qualche preoccupazione, come ad esempio la zona di Falconara Marittima».
Secondo Legambiente Marche occorre gestire al meglio le zone più “calde”, maggiormente soggette all’inquinamento dell’aria a causa delle polveri sottili e di altri inquinanti, perché densamente abitate, siti di insediamenti industriali. Tra le priorità delineate da Ciarulli «l’efficientamento dei sistemi energetici e fornire alternative alla mobilità classica rappresentata dalle auto, altrimenti continueremo ad avere delle zone in cui le persone respirano Pm10, Pm5 ed altri inquinanti e quindi nel lungo termine possono incorrere in malattie».
Il professor Giorgio Passerini, docente di Fisica Tecnica Ambientale dell’Univpm sottolinea che «persino le centraline “di fondo” (Genga e Monemonaco) che dovrebbero rilevare valori non influenzati dalle attività “antropiche” locali mostrano sforamenti. Questo vuole dire che abbiamo una situazione di generale problematicità. Per quanto riguarda le cause, probabilmente le condizioni meteo particolari di questi inverno e primavera hanno contribuito a creare situazioni di particolare pericolo».