Ancona-Osimo

Intelligenza artificiale nel mondo del lavoro tra competenze, opportunità e limiti

Come potrà cambiare il mondo del lavoro con l'IA? Abbiamo analizzato la situazione con Camera di Commercio, Confindustria, Cna e con l'Univpm. «Un valore aggiunto, ma è l'uomo che deve guidarla»

Intelligenza Artificiale (Foto di sujin soman da Pixabay)

ANCONA – Con l’avanzata dell’Intelligenza Artificiale «dovremo sempre di più avvicinare il mondo della formazione scolastica e quello della formazione universitaria alle imprese: strategico, in questo senso, potrà essere il sistema degli Its (Istituti Tecnici Superiori, ndr) per dare la possibilità ai giovani e a chi ha perso il lavoro di acquisire quelle competenze necessarie a diventare protagonisti di questa nuova rivoluzione digitale». È questa, secondo il presidente di Camera di Commercio delle Marche Gino Sabatini, la strada da percorrere per cavalcare il processo di rinnovamento innescato dall’Intelligenza Artificiale.

Una tecnologia che divide, tra chi ne vede un’a ‘opportunità da cogliere e chi invece teme di perdere il lavoro, sostituito dall’AI. Per quanto riguarda il possibile impatto sull’occupazione Sabatini sottolinea che «potremo analizzarne gli effetti, se positivi o negativi, solo fra tre-cinque anni. L’opportunità offerta da questa tecnologia – dice – è l’accelerazione che può imprimere ai processi produttivi nel sistema manifatturiero e industriale, oltre che nell’ambito della medicina».

Il nodo cruciale della questione è quello della «regolamentazione. L’Europa è stata l’unica, per ora, ha varare una normativa in materia. L’Intelligenza Artificiale potrà essere un valore aggiunto se non ci lasciamo travolgere da questa onda, già partita, ma se riusciamo a regolamentare la materia: non possiamo delegare unicamente a questa tecnologia analisi e processi decisionali, è l’uomo che deve guidarla». Un paradigma cruciale per Sabatini.

«L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo del lavoro e sta creando nuove opportunità occupazionali – afferma il presidente di Confindustria Marche, Roberto Cardinali – . Tuttavia, è importante sottolineare che la domanda di competenze specifiche nell’ambito dell’IA sta crescendo a un ritmo esponenziale e non sempre trova un’offerta adeguata. Molti ruoli tradizionali stanno mutando, richiedendo competenze digitali di base e una comprensione di come l’IA possa integrare i processi lavorativi per renderli più efficienti e efficaci».

Per il presidente degli industriali marchigiani le aziende devono prima di tutto, «investire in programmi di formazione dei propri dipendenti, al fine di colmare il gap tra le competenze richieste e quelle possedute e nell’integrazione di quelle mancanti. Esiste poi una forte richiesta di professionisti altamente specializzati in discipline correlate all’IA, come ad esempio l’analisi dei dati, l’implementazione dei software, sicurezza e protezione dei dati. Tali sfide sono ancor più cruciali se parliamo di PMI, perché la loro capacità di innovare e adottare nuove tecnologie è fondamentale per la competitività del sistema economico italiano. Nonostante i numerosi vantaggi, l’adozione dell’IA da parte delle PMI non è priva di ostacoli, soprattutto per la mancanza di competenze e per la necessità di acquisire adeguata consapevolezza rispetto alle potenzialità degli strumenti. Confindustria Marche, con il Digital Innovation Hub – conclude – contribuisce a supportare le imprese nei percorsi di innovazione e di acquisizione di tutte quelle competenze necessarie per fare passi in avanti nella rivoluzione digitale».

Come potrebbe cambiare il mercato del lavoro con l’introduzione dell’IA? Il preside della Facoltà di Economia dell’Università Politecnica delle Marche, Stefano Staffolani evidenzia che l’Intelligenza Artificiale «presumibilmente andrà a sostituire alcune qualifiche, mentre in altre potrà essere complementare», per cui «ci sarà qualcuno che ci perde e qualcuno che ci guadagna, difficile al momento stabilire con precisione come evolverà, anche perché si tratta di una tecnologia ancora agli albori». Tra le figure per le quali si paventa il rischio di una penalizzazione, secondo l’economista ci sono i grafici, i redattori, chi scrive testi «si sono già degli ambiti in cui il processo di sostituzione è già iniziato». Tra le applicazioni positive e promettenti quelle nella sanità.

Per Massimiliano Santini della Cna Ancona, l’intelligenza artificiale «non può essere concepita se non in maniera abbinata, concertata e integrata con la sensibilità umana. Di fatto in questa epoca in cui le nuove generazioni sono costantemente e intensamente a contatto con gli strumenti digitali debbono saper governare gli strumenti a loro disposizione e su questo fronte ovviamente abbiamo un’esplosione di opportunità di cui dobbiamo essere consapevoli fruitori. Le dinamiche sociali in atto quindi ci portano a dire che sia nel privato che nel settore economico in ogni sua manifestazione l’assistenza automatizzata e profilata di tutte le nostre azioni e scelte è e rimane un fattore positivo qualora sia utilizzato per consentirci di rispondere in maniera sempre più efficace alle nostre esigenze e consentire alle nostre comunità di affrontare le problematiche attuali, intravedendo un’evoluzione del nostro sistema di vita e di lavoro sempre più soddisfacente».

Il mercato del lavoro «sarà il vero banco di prova nei prossimi anni, in cui l’Intelligenza Artificiale troverà la sua espressione più significativa, poiché in particolar modo le nuove generazioni sapranno farne buon uso perché nelle loro corde».

È ipotizzabile pensare a meno rischi di malattie professionali e infortuni sul lavoro? L’IA può essere di aiuto in questo campo? «La macchina intesa come assistente nelle operazioni ripetute – conclude Santini – è certamente un viatico importante per contenere fino a eliminare i rischi di infortuni legati all’imperfezione dell’uomo».