«Da questa notte nelle Marche arriveranno piogge intense che riverseranno un quantitativo ingente di acqua, che secondo i modelli previsionali si aggirerà intorno ai 10-20 millimetri all’ora». A fare il punto sulla nuova perturbazione che sta per investire in pieno il territorio marchigiano, specie l’area centro settentrionale, è il professor Giorgio Passerini dell’Univpm.
Per la giornata di domani è infatti stata diramata un’allerta meteo arancione per frane e piene dei corsi d’acqua. Alcuni comuni delle aree più colpite dal maltempo a metà settembre hanno disposto la chiusura delle scuole per la giornata di domani, si tratta dei comuni di Ancona, Osimo, Falconara, Senigallia e Fano. Ad Ancona sospese le attività didattiche, in via precauzionale, anche all’Università Politecnica delle Marche. Scuole chiuse anche a Jesi.
Rispetto all’ondata di maltempo che aveva investito tra il 17 e il 20 settembre le Marche, causando esondazioni e allagamenti, con ingenti danni, questa volta «l’eccezionalità del fenomeno questa volta non consisterà nella sua durata, ma nell’intensità che sarà importantissima» dice Passerini, spiegando che «le precipitazioni saranno molto più copiose, anche se concentrate in meno giorni».
Proprio l’intensità delle piogge «potrebbe creare problemi, specie con i terreni ancora saturi di acqua a seguito dei fenomeni delle scorse settimane». Il docente spiega infatti che «il forte accumulo di piogge potrebbe comportare il rischio di ingrossamento dei torrenti». La perturbazione rispetto alla precedente si configura come «ciclone Atlantico ‘standard’, mentre a metà settembre aveva una configurazione diversa, procedendo da Est verso Ovest».
La perturbazione trascinerà con sé «una goccia di aria gelida che farà scendere le temperature, portandole a 7-8 gradi sotto le medie stagionali». Il docente accende i riflettori sul tema delle manutenzioni dei corsi d’acqua: «Speriamo siano state eseguite le manutenzioni ai fossi e ai torrenti – spiega – perché la precedente perturbazione ha trascinato a valle detriti, creando una specie di dighe artificiali che con l’ingrossamento dei corsi d’acqua potrebbero rischiare di creare delle esondazioni».