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Le Marche invecchiano, il sociologo di Univpm: «Servono politiche a sostegno del diritto alla maternità»

L’età media si innalza rispetto al 2022 da 47,5 a 47,7 anni. Pesaro e Urbino è la provincia più giovane, Ascoli Piceno e Fermo le più anziane. Il commento del professor Francesco Orazi di Univpm

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Nelle Marche si nasce di meno e si invecchia di più, quasi un terzo della popolazione vive nella provincia di Ancona e poco più della metà dei residenti nelle Marche è donna. Questa, in sintesi, la fotografia dell’ultimo Censimento Istat.

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La popolazione residente nella regione, al 31 dicembre 2023, ammonta a 1.482.746 residenti, il 31,1% vive nella provincia di Ancona. Nelle Marche, a differenza che nel resto del Paese, si registra un numero di nascite (8.797) di poco superiore a quello del 2022 (8.788 nati, record di denatalità della regione).

Dal report dell’Istituto Nazionale di Statistica si evidenzia nel 2023 una riduzione della mortalità (-1.879 decessi) rispetto all’anno precedente: il tasso di mortalità è diminuito dal 13,2 al 12,0 per mille. Il maggior decremento si registra nelle province di Ascoli Piceno e Macerata. Le donne sono il 51,0% della popolazione residente e superano gli uomini di quasi 31mila unità, prevalentemente a causa della maggiore longevità femminile.

L’età media si innalza rispetto al 2022 da 47,5 a 47,7 anni. Pesaro e Urbino è la provincia più giovane (47,3 anni), Ascoli Piceno e Fermo quelle più anziane (rispettivamente 48,2 e 48,0 anni). Gli stranieri censiti sono 132.011 (+2.944 rispetto al 2022), l’8,9% della popolazione regionale. Provengono da 158 Paesi, prevalentemente da Romania (17,5%), Albania (10,8%) e Marocco (6,9%). Il 17,2% della popolazione vive nei tre comuni con popolazione tra 50.001 e 100.000 abitanti (Ancona, Pesaro e Fano) e il 29,0% in quelli con popolazione tra 20.001 e 50.000 abitanti.

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«La polarizzazione della popolazione residente nella provincia di Ancona è frutto di un lasso temporale breve che permette di ragionare solo su sati di flusso e non di stock e quindi vanno presi con la dovuta cautela – spiega Francesco Orazi, professore di Sociologia dei Processi Economici all’Università Politecnica delle Marche – , in ogni caso la provincia di Ancona è quella che nelle Marche ha la maggiore concentrazione di stranieri insieme alla provincia di Fermo, questo è in gran parte dovuto al fatto che il capoluogo marchigiano ha ancora una sua attrattività industriale, nonostante vi sia invece il forte decadimento di Fabriano che invece perde popolazione italiana e straniera».

Sul tema delle nascite, l’esperto tira il freno a mano ed evidenzia che «ci sono poco più di 100 nascite annue in più rispetto al minimo storico del 2022, un aspetto puramente congiunturale, che potrebbe essere l’effetto di dinamiche casuali. L’Italia è un Paese profondamente invecchiato e le Marche, insieme alla Liguria, sono tra le regioni più invecchiate. Un andamento che è frutto di una dinamica di lungo periodo legata al progressivo invecchiamento della popolazione, che interessa di più le aree interne della regione».

Una questione, quella demografica, strettamente connessa alla sostenibilità del modello economico «che negli anni è stata clamorosamente trascurata. Oggi invertire questa tendenza è molto difficile – prosegue -. Se per qualche anno i flussi migratori stranieri hanno offerto dinamiche positive, queste negli ultimi anni si sono ristrette perché gli immigrati che arrivano nelle Marche tendono a comportarsi come il territorio che li accoglie dal punto di vista del tasso di fecondità. Per invertire questa tendenza demografica alla denatalità servono politiche di lungo periodo: in Italia non esistono policy sul diritto alla maternità e, anzi, essere ragazze madri è un grave fattore prognostico di caduta in povertà».

Oltre alle politiche che favoriscano la maternità, secondo il professor Orazi sono necessarie «politiche migratorie meno ideologizzate».

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