Ancona-Osimo

Siccità nelle Marche, Passerini dell’Univpm: «Serve una politica di gestione dell’acqua. Rischio eventi estremi»

Il mese di luglio nelle Marche ha visto precipitazioni del 65% al di sotto della media climatologica del trentennio 1981-2010

ANCONA – Un’estate calda e con precipitazioni scarsissime, che segue un inverno segnato anche da un clima mite e da poche piogge, stanno determinando un quadro di siccità che nelle Marche, e più in generale al Centro Sud del Paese, non si era mai visto finora a questi livelli. Analizzando i dati diffusi dal Centro Funzionale della Protezione civile regionale nell’ultimo monitoraggio relativo alla ‘Descrizione meteo-climatica e bollettino idrologico, emerge che nel mese di luglio nelle Marche «è stato particolarmente secco, con una cumulata complessiva, media a livello regionale, al di sotto della media climatologica del trentennio 1981-2010 di circa il 65%».

Un dato che preoccupa se oltretutto si considera che «i fenomeni sono stati a prevalente carattere di rovescio e di temporale e solamente in un giorno, il 22, almeno l’80% della rete di rilevamento regionale ha registrato una cumulata maggiore di 1 mm». Ad accentuare la siccità anche il grande caldo che mai come quest’anno ha spinto in alto la colonnina di mercurio.

Il mese di luglio 2024 ha mostrato dei valori termici superiori a quelli del periodo, prosegue il report, risultando per le Marche il secondo luglio più caldo dal 1961, secondo solo a quello del 2015. Da rilevare però che le anomalie termiche non hanno riguardato solo i valori massimi, ma anche quelli minimi, con le cosiddette notti tropicali caratterizzate da temperature minime superiori ai 20 gradi. Nella seconda parte del mese le temperature sono state superiori di 4-5 gradi sopra le medie climatiche con picchi di + 6 gradi.

Anche il mese di agosto non è andato meglio; infatti, a parte qualche temporale, il clima si è contraddistinto per una «siccità che ci trasciniamo dall’inverno – spiega il professor Giorgio Passerini, docente di Fisica Tecnica Ambientale all’Università Politecnica delle Marche -. Non stiamo bevendo l’acqua piovuta nell’ultimo anno, ma quella caduta negli anni scorsi. Il deficit pluviometrico infatti va avanti ormai da oltre un anno».

L’esperto dell’Univpm evidenzia un’Italia spaccata in due, con il Nord del Paese dove sono state registrate fortissime piogge, «insieme al riscaldamento del mare e al fenomeno della mucillagine che ha interessato l’Adriatico», mentre al Centro Sud ha dominato la siccità a causa delle piogge ormai rarissime oltre che scarsissime. «L’anticiclone africano oltre ad aumentare le temperature ha bloccato i flussi di aria fresca provenienti dal Nord Europa, quelli che poi innescano le precipitazioni – spiega – e anche per il mese di settembre è prevista una circolazione africana con caldo e poche piogge».

Il professor Passerini evidenzia che il quadro di siccità attuale potrà avere i suoi effetti anche negli anni a venire, a causa dello stress subito dai bacini naturali come laghi e falde. «Dobbiamo preoccuparci del fatto che non è piovuto per tanto tempo – prosegue -, per questo occorre intervenire tempestivamente a livello infrastrutturale con invasi artificiali. Siamo in emergenza, bisogna agire con una politica di gestione dell’acqua».

L’altra faccia della medaglia di un clima che sta ormai cambiando è quella dei fenomeni estremi: «Speriamo che l’ondata di calore si attenui gradualmente e delicatamente altrimenti il rischio di eventi estremi è molto concreto visto il calore accumulato questa estate dal mare» che a luglio ha raggiunto i 30 gradi.

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