Ancona-Osimo

Il Mar Adriatico bolle, raggiunti i 30 gradi al largo della costa anconetana. Azzurro del Cnr Irbim: «Dato record»

Il ricercatore Cnr Irbim: «Sta succedendo qualcosa di drammatico. Già scomparse a livello locale molte specie marine»

Marcelli di Numana (immagine scattata il 5 luglio 2024)

ANCONA – Il Mare Adriatico si scalda velocemente e batte ogni record di temperatura mai registrata raggiungendo i 30 gradi. Il valore eccezionale è stato rilevato al largo della costa anconetana dalla piattaforma Meda del Cnr Irbim di Ancona, a 5 metri di profondità, alle 3 di mattina del 20 luglio.

Parla di «segnale allarmante ma atteso» Ernesto Azzurro ricercatore Cnr Irbim. L’esperto fa notare che i mesi di giugno e luglio sono stati in assoluto i più caldi a livello globale: «Da 15 mesi, ovvero da aprile del 2023, ogni mese si batte il record di caldo, siamo arrivati già a 1,68 gradi sopra la media pre-industriale».
Azzurro ricorda che 1,5 gradi era il limite che gli esperti del gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) avevano identificato come la soglia di non ritorno. «Nonostante i buoni propositi delle conferenze sul clima – spiega -, la temperatura globale continua ad aumentare e il mare segue la stessa tendenza».

Il Mediterraneo, evidenzia, e con esso l’Adriatico «si sta scaldando a una velocità tripla rispetto alla media oceanica: +0,38 gradi per decade negli ultimi 40 gradi. I 30 gradi del nostro Adriatico – precisa – non vanno inquadrati solo nell’ambito dell’innalzamento delle temperature medie globali, ma nel fenomeno delle ondate di calore marine. Si tratta di periodi prolungati nel tempo in cui la temperatura del mare si mantiene sopra la media del periodo. Attualmente l’Adriatico – prosegue – è in piena ondata di calore marina, con la temperatura che non scende da giorni».

Cosa ci aspetta? «Le ondate di calore marine sono responsabili di una serie di effetti diretti e indiretti – spiega Azzurro -. Tra gli effetti diretti delle ondate di calore ci possono essere estese mortalità di massa di diverse specie». E proprio un recente studio internazionale, al quale hanno preso parte decine di esperti del Mediterraneo, ha dimostrato la mortalità di massa per 50 specie marine collegata all’aumentata frequenza di ondate di calore marine: tra le specie che subiscono maggiormente gli effetti deleteri del riscaldamento del mare ci sono spugne, ricci e gorgonie.

A rischio anche i mitili della nostra regione, una specie che sembra già in crisi per quest’anno e per la quale sono già stati riportati eventi di mortalità di massa lungo svariati chilometri della costa picena a causa dell’ondata di calore marino dell’estate scorsa.
«Sta succedendo qualcosa di drammatico – prosegue -, ma politici e cittadini sembrano fare ancora fatica a rendersi conto della gravità del fenomeno che sta causando già la scomparsa al livello locale di molte specie marine, con conseguente riduzione della biodiversità. Molte specie non saranno più adatte a vivere in questo nuovo ambiente mutato e il loro futuro è a rischio». Già alcune nel nostro Adriatico sono state sostituite, spiega, citando ad esempio «lo spratto che è scomparso o lo sgombro sostituito dal lanzardo».