Ancona-Osimo

Miele, Cocciarini del consorzio apicoltori: «Nel centro nord delle Marche la produzione è a zero a causa del clima»

Il cambiamento climatico, le importazioni e i costi di gestione minacciano la sopravvivenza di un settore fondamentale per l'ecologia. Le api sono infatti considerate le sentinelle dell'ambiente

C’è preoccupazione tra gli apicoltori marchigiani per una annata, quella del 2024, che per la produzione di miele si prefigura forse anche peggiore di quella dell’anno scorso. A tracciare il quadro è Sergio Cocciarini, presidente dell’Associazione Consorzio Apistico Provinciale di Ancona. Il cambiamento climatico, le importazioni e i costi di gestione minacciano la sopravvivenza di un settore fondamentale per l’ecologia, le api sono infatti considerate le sentinelle dell’ambiente.

«La situazione è peggiore degli ultimi 2-3 anni – dice -, il ritorno del freddo nei mesi di aprile e maggio, scarsi di piogge, ha provocato nelle piante uno stress idrico con conseguente mancata o ridotta produzione di nettare».
Gli anni peggiori per il miele, dal punto di vista della produzione, furono quelli del 2019 e del 2021, ricorda Cocciarini, ma anche il 2024 si prefigura un’annata complicata. «Nell’area centro-nord delle Marche – spiega – la produzione di miele al momento è a zero, pertanto abbiamo dovuto aiutare le api con l’alimentazione artificiale per farle sopravvivere».

Come se non bastasse, l’inverno mite «ha permesso alle famiglie di svilupparsi, rendendole più numerose» per cui gli apicoltori si sono dovuti sobbarcare il costo dell’alimentazione artificiale, superiore rispetto alle ultime 2 o 3 annate, e hanno dovuto fra fronte ad un importante lavoro per garantire la sopravvivenza di questa specie, fondamentale per la biodiversità.

Per ora le prospettive non sono rosee, anche perché generalmente la stagione estiva vede poche precipitazioni, e il cambiamento climatico che rende ogni estate più torrida della precedente non aiuta. «Al momento la percentuale di produzione stimata è circa la metà di quella del 2023 – prosegue Cocciarini -, un dato molto negativo se consideriamo che già nel 2023 era un quinto di quella di 10 anni fa».

Secondo il presidente del Consorzio anconetano ogni famiglia di api dovrebbe produrre, stando alla situazione attuale, circa 6 chili di miele, praticamente la metà dei 12 chili dell’anno scorso. A mettere in difficoltà il settore, sono anche le importazioni dagli altri Paesi. «In Italia importiamo enormi quantità di miele dall’Est Europa – dice – prodotto dal costo di circa 1,50-1,70 euro al chilo». Miele che arriva soprattutto da Ungheria e Ucraina, racconta Cocciarini, che «questi Paesi importano soprattutto dall’Asia e in particolare dalla Cina».

Il presidente del Consorzio di Apicoltorio anconetani parla di «miele a basso costo e di bassa qualità perché spesso vengono aggiunti al miele zuccheri esogeni di provenienza non nota, per cui potrebbero esserci anche dei rischi per la salute» conclude.
Gli apicoltori chiedono più sostegni per far fronte ai costi di produzione e a quantitativi sempre più risicati.

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