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Moda, Bramucci di Confcommercio: «Nelle Marche chiudono due negozi al giorno. Occorre ricalibrare la filiera»

Il 2024 ha visto un calo medio del 4,2% rispetto al 2023 (dato nazionale). Le chiusure nelle Marche «sono concentrate soprattutto nelle aree interne della regione»

«Nell’ultimo decennio nelle Marche si è registrata mediamente la chiusura di due negozi di moda e abbigliamento al giorno». A fornire il dato è Giacomo Bramucci, presidente Confcommercio Marche, componente della giunta di Federmoda Italia e vicepresidente dell’Azienda Speciale della Moda di Camera di Commercio delle Marche. Il 24 marzo il consiglio dell’associazione Federazione Moda Italia-Confcommercio si è riunito a Courmayeur per fare il punto della situazione in un momento storico in cui la moda è in crisi.

Il 2024 ha visto un calo medio del 4,2% rispetto al 2023 (dato nazionale), con un trend dei consumi in flessione del -5,5% come emerso dai saldi invernali 2025. A livello nazionale il settore nel 2024 ha visto un calo di 6.459 punti vendita.

Bramucci spiega che le chiusure nelle Marche «sono concentrate soprattutto nelle aree interne della regione e in quelle non interessate dai flussi turistici, mentre nelle località turistiche il calo è stato più contenuto e, semmai, si assiste alla sostituzione dei negozi moda che chiudono con l’apertura di nuovi ristoranti, che sono cresciuti a discapito della moda».

Giacomo Bramucci
Giacomo Bramucci

Perché questo fenomeno? «Il mercato è stato inasprito sia dalla concorrenza che dalla marginalità che hanno inciso negativamente portando a una scrematura delle aziende che non hanno saputo investire sull’online e innovare».

Un mercato online che per Bramucci deve essere «di vicinato» e quindi puntare ad attrarre una clientela dell’area in cui è ubicata l’attività commerciale.

L’altro aspetto che «ha inciso negativamente è che molti fornitori di piccole aziende della moda hanno iniziato a proporre i loro prodotti sulle piattaforme online e questo ha penalizzato i negozi che finora garantivano una vetrina ai capi di abbigliamento, ‘raccontandone’ la qualità».

Il negozio «è il primo anello di contatto del cliente con la filiera della moda – prosegue -, sono i negozi che raccolgono gli stimoli e le richieste che arrivano dal mercato per presentarli poi alle aziende che si occupano di produzione».

Bramucci sottolinea che la moda Made in Italy «è bersagliata da prodotti che arrivano dall’estero con impatto devastante sulla filiera che necessita di essere ricalibrata. Dobbiamo ridare valore ai nostri prodotti, anche agganciandoci ai temi della sostenibilità nella produzione e nel packaging».