ANCONA – La moda, tra i settori del Made in Italy, è quello che registra la performance peggiore. A certificarlo sono i dati diffusi da Confartigianato e Cna i quali comunicano che nelle Marche in cinque anni sono state perse 1.412 imprese. A calare sono produzione, esportazioni e lavoro, mentre aumenta la cassa integrazione. La preoccupazione delle due associazioni di categoria è che a seguito delle difficoltà le filiere produttive della moda siano a rischio.
La produzione del tessile, abbigliamento e pelli segna un calo del 3,5% e dell’8,8% su base annua, con un picco del -9,3% a marzo. La produzione tessile segna un -4,8%, l’abbigliamento un -8,9%, mentre la pelle un -14,8%. Alla data del 31 marzo nelle Marche sono 4.451 le imprese attive della moda (tessile, abbigliamento, calzature), in diminuzione del 24,1% rispetto allo stesso periodo del 2019, con un calo di 1.412 imprese.
Il calo nel numero delle imprese supera il 20% in tutte le province, mentre ad Ancona tocca il -31,7% (-246 imprese) e ad Ascoli Piceno il -29,1% (-146 imprese). A Macerata la flessione è del 23,6% (-361 imprese) e a Fermo del -20,9% (-499 imprese), a Pesaro e Urbino del – 24,1% (-160 imprese).
Insomma, una crisi in piena regola, quella del settore moda. Ubaldo Traini, titolare della catena di negozi Tutti i Tipi, riconduce le ragioni di questa crisi alla «minore disponibilità economica» delle famiglie e dei consumatori più in generale, che ha fatto declassare abbigliamento e calzature nella lista delle priorità. «Se le persone hanno meno soldi spendono meno – dice – e i fatturati calano, per cui la crisi aumenta. Nonostante questo, però c’è anche chi riesce a mantenere il proprio fatturato e chi investe nella propria attività come noi che abbiamo aperto un nuovo punto vendita». Fondamentale, per l’imprenditore della moda, è guardare ai social e all’online ormai come canali e vetrine irrinunciabili.
Nel settore costumi «la crisi per ora non si sente», dice Tiziana Scaramuzzo, titolare di Elexia Beachwear, laboratorio artigianale di costumi. «Nel nostro settore – prosegue – il calo si ha nei mesi in cui c’è maltempo, è il meteo a fare la differenza. Non vediamo un calo di vendite rispetto all’anno scorso e quindi anche la produzione è stabile perché la clientela ritorna».
Secondo il presidente di Cna Marche Paolo Silenzi e il vicepresidente di Confartigianato Marche Paolo Longhi la moda è in sofferenza anche a causa dello scenario internazionale: «Già ad inizio anno avevamo sollevato la necessità di porre una particolare attenzione al comparto registrando i fermi produttivi che interessavano anche grandi brand e che di conseguenza ricadevano sul nostro sistema produttivo compromettendone la tenuta – affermano in una nota -. La moda è uno dei settori che non ha mai beneficiato di misure specifiche. Le proposte urgenti per rilanciare il comparto sono al centro dell’appello lanciato al Governo e al mondo bancario da Confartigianato Moda e CNA Federmoda, dopo gli incontri del Tavolo Nazionale del Ministero delle Imprese e del Made in Italy in cui è stato analizzato lo stato di difficoltà del settore».
Tra le proposte per rilanciare il settore ci sono misure di sostegno, come la sospensione dei versamenti contributivi ed erariali per 12 mesi a partire dal 1° giugno, e il rientro graduale dei contributi e delle imposte dovute attraverso 4 rate trimestrali a tasso zero di cui la prima al 30 giugno 2025. Poi la Cassa Integrazione Guadagni in deroga per tutte le tipologie di imprese della moda per 6 settimane, sotto e sopra i 15 dipendenti e il rifinanziamento degli Enti bilaterali. L’altra proposta messa sul tavolo è quella dell’esenzione delle quote di partecipazione alle manifestazioni di ICE Agenzia fino al 31 luglio 2025 e infine nel fondo per il Made In Italy prevedere finanziamenti per liquidità a tasso 0 o calmierato rimborsabili in 6 anni a copertura del 20% dell’indebitamento.