ANCONA – I cambiamenti climatici minacciano la sopravvivenza del mosciolo selvatico. Il celebre mollusco, tanto amato dagli anconetani e così strettamente legato alle tradizioni culinarie e culturali del capoluogo marchigiano, sta vivendo una fase estremamente delicata, tanto che in alcuni casi è stata sospesa la pesca per permettere alle popolazioni di riprodursi. Negli ultimi due anni il quadro critico si è accentuato, e i cambiamenti climatici mettono a rischio questa specie attraverso l’aumento delle temperature, lunghi periodi di siccità ed eventi metereologici estremi.
«La mancanza di dati sullo stato di queste popolazioni non permette di ricostruire un quadro completo della problematica, tuttavia alcune evidenze come il calo della produzione ed eventi di mortalità di massa registrati negli ultimi due anni lungo le coste marchigiane, evidenziano che i nostri mitili stanno attraversando una fase critica», spiega Ernesto Azzurro, dirigente di ricerca del Cnr Irbim. E i cambiamenti climatici, che nell’area del Mediterraneo stanno procedendo a grande velocità, sono la principale preoccupazione per la salute del mosciolo, mitile o cozza (la specie è sempre la stessa ovvero Mytilus galloprovincialis).
«Se fino a poco tempo fa il problema dei cambiamenti climatici sembrava essere confinato alle barriere coralline o agli orsi polari, oggi possiamo renderci conto che a pagarne le spese sono anche i mitili, insieme a molte altre specie del Mediterraneo».
«Diversi studi scientifici condotti in laboratorio ci dimostrano come l’aumento delle temperatura del mare sia strettamente correlata con una riduzione dell’efficacia del bisso. Il bisso è quel caratteristico intreccio di filamenti che fuoriesce dalle valve del mollusco e che ha la funzione di ancoraggio alla superficie, resistendo così ad onde e correnti marine – spiega Azzurro – quindi più la temperatura del mare è elevata e meno il bisso è resistente». Oltre al riscaldamento del mare, a mettere in pericolo i nostri mitili, sono anche «i lunghi periodi di siccità che comportano una ridotta disponibilità di nutrimento per questi bivalvi filtratori, una situazione che di fatto può rallentare la crescita delle cozze e indebolire questi molluschi».
Infine, l’altro fattore di rischio per la specie è rappresentato dagli eventi estremi: Azzurro spiega infatti che le forti mareggiate combinate a un bisso indebolito dalle alte temperature, possono letteralmente staccare le cozze dai loro scogli, causando mortalità massive. E forse è proprio questo quello che è successo lungo un ampio tratto di costa del piceno durante l’estate del 2022. Per quanto riguarda la mucillagine «sono fenomeni storicamente conosciuti ma non cosi frequenti e non sembrano esserci studi specifici riguardanti il loro impatto sui mitili. Certamente, quando grandi quantità di mucillagine si depositano sul fondo, questo può generare situazioni anossiche e soffocare le specie bentoniche».
Proprio per monitorare lo stato del mitile nel 2023 è stato attivato un tavolo tecnico su richiesta del sindaco del Comune di Ancona Daniele Silvetti che coinvolge il Cnr Irbim, l’Università Politecnica delle Marche, l’Istituto Zooprofilattico e le cooperative di produttori. «Stiamo lavorando in maniera sinergica per comprendere quali fattori influenzano gli aspetti biologici ed ecologici del mosciolo – spiega il professor Luca Bolognini del Cnr Irbim di Ancona -, vogliamo comprendere le dinamiche di accrescimento, riproduzione e gli agenti di stress».
Lo studio si concentra anche sull’impatto della pesca professionale e ricreativa, per questa ragione sono state emesse due ordinanze, una del del sindaco di Ancona e l’altra della Capitaneria di Porto del capoluogo, con le quali un’area è stata interdetta alla pesca e al transito per meglio misurare gli effetti dell’attività umana sul mosciolo. Al momento lo studio sta proseguendo con campionamenti che coprono l’intero ciclo annuale del mitile, una volta terminati questi i dati saranno analizzati. Inoltre vengono condotte interviste e somministrati questionati a pescatori e cittadini.
«Il mosciolo – conclude Bolognini – oltre ad avere un valore economico per il mondo della pesca, ha un valore culturale per i cittadini».