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Mucillagini nell’Adriatico, la biologa marina: «Un fenomeno naturale. Colpa delle elevate temperature del mare»

Il fenomeno è circoscritto tra il nord e il centro del Mar Adriatico. «Non è dannoso per l'uomo». Ne parliamo con la professoressa Totti, docente di Botanica Marina all'Università Politecnica delle Marche

ANCONA – Ospiti indesiderate, le mucillagini hanno fatto la loro ricomparsa nel mare Adriatico, prima nello specchio d’acqua dell’Adriatico Settentrionale e poi anche in quello Centrale. «Si tratta di un fenomeno noto già dal 1.700» spiega la professoressa Cecilia Totti, docente di Botanica Marina all’Università Politecnica delle Marche: «All’epoca lo chiamavano mare sporco e avevano formulato varie ipotesi sulla sua formazione, alcune anche molto fantasiose».

«Le mucillagini sono prodotte principalmente dalla fioritura di una microalga, Gonyaulax fragilis, che si riproduce perché trova le condizioni ideali per farlo. Queste microalghe rilasciano in acqua zuccheri (polisaccaridi) ‘appiccicosi’ che tendono ad aggregarsi e a dare origine a formazioni sempre più grandi». E infatti in mare la mucillagine si può presentare in fiocchi o in formazioni più vaste, fino a grandi distese che si accumulano al largo e sulla riva.

«Anche quando non le vediamo – prosegue l’esperta – sono presenti in acqua: di notte con l’abbassamento delle temperature, dato che contengono bollicine di ossigeno, tendono a scendere sul fondo o in corrispondenza del termoclino, poi di giorno quando l’acqua è più calda salgono in superficie. In questi spostamenti si comportano come delle vere e proprie spugne, trattenendo tutto quello che incontrano lungo il loro percorso. All’interno di queste gelatine vivono diversi microrganismi, come altre specie di microalghe e batteri (non dannosi per la salute) che trovano dentro gli aggregati le condizioni ideali per crescere».
Insomma, una sorta di habitat che, se da un lato scoraggia i bagnanti dal fare i tuffi, dall’altro permette a dei microrganismi di vivere.

Un fenomeno naturale e non dannoso per l’uomo, puntualizza la biologa dell’Univpm, che resta tuttavia circoscritto tra l’Adriatico Settentrionale, comprese le coste slovene, e quello Centrale. Nel Sud Adriatico, infatti, le mucillagini non sono a oggi presenti, perché «le acque sono più povere di nutrienti a causa della lontananza dai maggiori corsi d’acqua fluviali». I nutrienti che alimentano questa fioritura algale arrivano infatti «dai fiumi» e i fenomeni alluvionali che hanno interessato il Nord del Paese, «con le anomale portate» dei corsi d’acqua, possono avere avuto un loro ruolo.

Le fioriture più importanti si sono registrate alla fine degli anni ’80, tra l’88 e l’89, poi ci furono altri fenomeni tra il 2000 e il 2002, «ma formazioni medie ci sono quasi tutti gli anni, anche se quest’anno sono più estese. Molto dipende dalla ridotta circolazione delle correnti marine, che anziché disperdere le formazioni facilita la loro aggregazione, e dalle elevate temperature del mare».

La soluzione? «Non c’è – spiega -, dobbiamo aspettare le mareggiate, che determinando lo spiaggiamento delle mucillagini, ne causano la degradazione». Per quanto riguarda l’alimentazione «meglio attendere a mangiare i mitili, visto e considerato che il mosciolo selvatico di Portonovo è a rischio: meglio lasciare che si ripopoli».
La mucillagine «quando scende in profondità può ricoprire i banchi di mitili causandone il soffocamento – conclude – oltre a interferire pesantemente sulle attività di pesca perché intasa le reti».

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