ANCONA- Nel Monte Conero la natura incontra la storia e passeggiando tra i boschi è possibile imbattersi in grotte misteriose e reperti antichissimi. Uno di questi luoghi è la Grotta del Mortarolo, ricca di spiritualità. Si tratta di un grande ipogeo naturale utilizzato come romitorio. È composta da un unico vano che ha delle aperture verso l’esterno, nella parete in fondo c’è un altare scavato nella roccia.
La grotta, facilmente accessibile dal sentiero 1 del Parco del Conero, nasconde un’inquietante leggenda: sembra che per terra ci siano alcuni sassi disposti in modo da formare la figura di un uomo sdraiato i quali, anche se vengono spostati, nell’arco di una notte tornano nell’originaria posizione.
Anche le Grotte romane nascondono delle leggende. Scavate dagli schiavi probabilmente in epoca imperiale, sono situate verso la metà della strada che va da Massignano al Poggio. La cava è stata scavata in salita, probabilmente per non far entrare la pioggia, e nelle pareti ci sono ancora i segni di scalpelli. Un’ antica leggenda racconta che le grotte scavate dagli schiavi romani nascondessero un tesoro che nessuno ha mai cercato in quanto custodito dalle anime di tutti i cavapietre morti in quel luogo. Un’altra leggenda parla di una brutale e sanguinosa rivolta degli schiavi che portò alla morte ed alla sepoltura in quelle stesse tombe dei loro aguzzini.
Infine le incisioni rupestri, poco sopra Pian di Raggetti. Su un lastrone di pietra di circa 74 metri sono stati ritrovati piccoli canali rettilinei e circolari, piccole vasche e misteriosi segni. Circa la funzione di queste coppelle molto antiche, l’ipotesi più diffusa (poi scartata) è che fossero utilizzate per la raccolta dell’acqua piovana. Un’altra ipotesi riguarda la possibilità che le incisioni servissero per misurare il tempo e fare rilevazioni astronomiche. Un’altra che rappresentassero una mappa dei siti più importanti del Monte Conero. Secondo molti invece, il lastrone e le incisioni erano un altare sacrificale. La funzione dei canaletti e delle coppelle sarebbe stata quella di convogliare il sangue della vittima sacrificale; in questo modo il “sacerdote” interpretava i segni e i voleri della divinità.