ANCONA – «Il Mediterraneo si sta riscaldando a una velocità tripla rispetto alla media oceanica: siamo a 0.38 gradi centigradi per decade negli ultimi 40 anni» e il riscaldamento delle acque contribuisce ad aumentare il successo di molte delle specie cosiddette “aliene”, in particolare di quelle provenienti da aree tropicali.
Ne parliamo con il dottor Ernesto Azzurro, ricercatore Cnr Irbim. Dopo il granchio blu che ha tenuto acceso il dibattito nel corso dell’estate 2023 e che continua ad essere presente in Adriatico, quest’anno si sono registrati numerosi avvistamenti di Noce di mare, una specie aliena che sta diventando molto comune anche nello specchio d’acqua davanti alla costa marchigiana.
Il nome scientifico, spiega il ricercatore, è Mnemiopsis leidyi; si tratta di organismi marini lunghi qualche centimetro che all’apparenza possono essere confusi con le meduse, per il loro aspetto gelatinoso: è originaria delle coste atlantiche del continente americano e nelle Marche viene avvistata già da un paio di anni. «Si ciba di zooplancton – spiega Azzurro – e non è pericolosa per l’uomo, perché non ha cellule urticanti, mentre causa problemi alla pesca. Il suo successo non è però direttamente attribuibile al cambiamento delle temperature».
Ma negli ultimi giorni sono giunte anche segnalazioni di avvistamenti di specie marine meno usuali sulla costa come il trigone, avvistato nei pressi della riva sul litorale di Numana e immortalato in alcuni video e foto diffusi sui social network, confuso con una razza. «Non si tratta di una razza, ma di un trigone, dalle immagini non è chiaro se della specie Pteroplatytrygon violacea (trigone viola) o Dasyatis (Psstinica) – spiega -, non si tratta di specie aliene, ma native del Mediterraneo. Il trigone Viola è una specie cosmopolita che occupa la fascia tropicale e sub tropicale e può raggiungere anche una lunghezza di un metro. In alcuni casi queste specie possono avvicinarsi alla riva per la riproduzione ma in altri casi può capitare che l’animale venga pescato al largo e poi rilasciato sotto costa o addirittura nei porti».
Il ricercatore spiega che questa specie è dotata di una coda provvista di una spina che utilizza come arma di difesa, pungendo chi prova a toccarla, una puntura dolorosa, «una specie che va maneggiata con cautela».
Per quanto riguarda la possibile presenza del vermocane, «altra specie nativa e non aliena, dotata di setole bianche urticanti, finora non abbiamo evidenze della sua presenza nella regione Marche dice – anche se la sua presenza sta aumentando più a sud, a seguito del riscaldamento della temperatura del mare».
Azzurro aggiunge: «Le segnalazioni per noi ricercatori sono molto importanti, monitoriamo gli avvistamenti in Adriatico con il gruppo Oddfish presente su Facebook e che vanta oltre 11mila membri». Una comunità variegata di cui fanno parte non solo ricercatori e scienziati, ma anche pescatori e gente comune. «Invitiamo a postare gli avvistamenti sul gruppo – conclude – per verificare le osservazioni e discuterne con una ricchissima comunità fatta di esperti, pescatori e semplici appassionati».