Ha colpito pesantemente in Australia la nuova variante influenzale. Si tratta di un virus di tipo H3N2, spiega l’infettivologo Andrea Giacometti, un virus del ceppo A che «può dar luogo a forme abbastanza severe. In Australia questa variante è stata piuttosto impegnativa, specie tra le persone fragili», dice il direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche. «Ci aspettiamo che arrivi anche da noi».
L’esperto spiega che anche nel nostro Paese potrebbe rilevarsi impegnativa soprattutto dopo la pandemia di Covid che, con il distanziamento sociale, «ci ha fatto perdere parte dell’immunità acquisita lasciandoci un po’ più scoperti contro questo ceppo. Il vaccino antinfluenzale che abbiamo attualmente a disposizione copre anche il virus H3N2, per cui è possibile immunizzarsi con il quadrivalente».
Per quanto riguarda le categorie per le quali si consiglia la vaccinazione, ci sono gli anziani, i malati cronici, le persone fragili. In generale «si consiglia la vaccinazione a tutti gli over ’60 e anche ai bambini: sono infatti i più giovani spesso ad infettare gli anziani, essendo più impegnati in attività sociali».
Quali i sintomi? «Si va da forme asintomatiche a forme drastiche con insorgenza anche rapida, nell’arco di due-tre giorni». In genere i sintomi di esordio sono rappresentati da febbre, malessere generale, dolore alle ossa e ai muscoli, fotofobia, poi possono subentrare raffreddore e tosse secca.
«Generalmente il virus AA ogni 10 anni causa una pandemia un po’ più importante – prosegue -, per questo consiglio la vaccinazione antinfluenzale e anti-Covid soprattutto alle persone anziane e ai fragili. Queste categorie possono beneficiare anche della vaccinazione antipneumococcica per proteggere dalle malattie causate dallo streptococco».
La modalità di trasmissione della variante australiana è la medesima degli altri virus respiratori: il contagio può avvenire attraverso le goccioline di saliva o per contatto. Anche l’australiana può dare origine alla polmonite «come forma primitiva virale o come complicanza tardiva batterica», conclude l’esperto.