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Obesità, il prof Cinti dell’Univpm: «In forte aumento nella popolazione. Preoccupa di più crescita nella fascia pediatrica»

Tra le cause l'alimentazione e l'assenza di attività fisica. Il freddo però può contrastare l'obesità e le sue conseguenze

ANCONA – «L’obesità è in forte aumento nella popolazione, specie nel Sud del Paese. Preoccupa di più la crescita esponenziale nella fascia pediatrica, che si manifesta molto precocemente, già a 5-6 anni». A parlare è il professor Saverio Cinti, docente di Anatomia dell’Università Politecnica delle Marche e direttore scientifico del Centro di Obesità dell’Univpm.

Tra le cause alla base del fenomeno il professor Cinti annovera l’alimentazione e l’assenza di attività fisica. «Il cibo è sempre più ricco di calorie» spiega, riferendosi ai prodotti dell’industria alimentare, messi a confronto con il cibo ‘grezzo’ ovvero non raffinato: «A parità di grammi ingeriti il nostro cibo è molto più calorico rispetto al passato». Fondamentali un’alimentazione sana e il movimento fisico.

«C’è una coincidenza tra le zone a più alta incidenza di obesità e diabete con quelle con la più alta densità di inattività fisica – spiega il Professore – . A livello scolastico in Italia siamo fanalino di coda rispetto ad altri Paesi europei per l’educazione fisica, bisogna incentivare lo sport e i luoghi pubblici in cui i ragazzi possano fare attività fisica: a parte i campi di gioco per ragazzi delle parrocchie, nelle città questi spazi sono troppo pochi e i giovani fanno fatica a fare esercizio fisico».

Anche lo stile di vita dei bambini e adolescenti, mutato rispetto al passato, ha un suo ruolo: infatti se un tempo erano in voga giochi di movimento come ‘nascondino’ o ‘acchiapparella’, oggi i ragazzi preferiscono i giochi sugli smartphone o su altre piattaforme che li costringono a restare seduti. Il freddo, oltre allo sport e all’alimentazione corretta, ha un impatto importante sul contrasto all’obesità. Il professor Cinti evidenzia come in Siberia, Paese che fino a pochi anni fa aveva il più basso tasso di obesità, «le nuove abitudini che portano la popolazione ad accendere il riscaldamento in casa, tenendolo a temperature di 26-27 gradi per contrastare il freddo che c’è fuori, hanno favorito la diffusione dell’obesità».

Il caldo «inibisce il grasso bruno, deputato soprattutto a bruciare calorie in risposta al freddo» un fenomeno che era stato al centro di uno studio pioneristico del docente, condotto alcuni anni fa, quando scoprì appunto il ruolo di questo tessuto adiposo. Oggi una nuova ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Metabolism, dall’Università tedesca di Bonn e dall’Università della Danimarca Meridionale, ha scoperto ‘l’interruttore’ molecolare che riattiva il tessuto adiposo bruno e che quindi permette di bruciare il grasso.

«Si tratta di una scoperta molto interessante – prosegue -; il ‘bottone’ interno blocca l’attività del tessuto adiposo bruno a difesa della cellula, in quanto, producendo molto calore per bruciare il grasso, la cellula va in sofferenza. Il mondo scientifico sta cercando di trovare il modo di sfruttare il grasso bruno per la terapia dell’obesità e delle sue conseguenze, come diabete, aterosclerosi, ipertensione, infarto del miocardio. Questa scoperta va nella direzione di avere a disposizione farmaci che possano rendere più attivo il tessuto adiposo bruno».

Grazie allo studio del prof Cinti si era scoperto che le cellule di questo tipo di grasso si attivano ad isole (effetto Arlecchino), e la nuova scoperta, oltretutto, conferma anche la ricerca dell’UnivPM di alcuni anni fa. 

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