L’occupazione femminile cresce più di quella maschile. A metterlo nero su bianco è l’Ufficio Studi della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro nel report “Tendenze dell’occupazione femminile nel 2024” dove è stata effettuata una elaborazione su dati Istat. Nelle Marche la variazione percentuale dell’occupazione femminile nel periodo 2019-2024 (3 trimestre) è del 5,2%. Nello stesso periodo il tasso di occupazione femminile 15-64 anni nella regione cresce del 4,7%. La provincia di Ascoli Piceno, con una variazione del 14,5% (periodo 2019-2024), è tra le prime 10 in Italia per crescita dell’occupazione femminile.

Guardando ai dati delle occupate e al tasso di occupazione 15-64 anni per provincia, 2019-2023 (val. ass.
in migliaia e val. %) nelle Marche spicca l’Ascolano con una differenza in positivo del 14,5%, subito dietro la provincia di Pesaro Urbino (8,0%), mentre l’Anconetano si ferma allo 0,5%. Segno negativo per le provincie di Macerata (-2,6%) e Fermo (-9,1%). A livello nazionale il tasso di crescita delle lavoratrici nel 2024 è stato del +2,3%, superiore a quello degli uomini (+1,4%).
Secondo la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro le opportunità d’impiego sono aumentate e c’è stato anche un netto miglioramento della condizione professionale e contrattuale: tra il 2019 e il 2024, infatti, è aumentato il numero di quadri, dirigenti e imprenditrici (+31%), oltre che di occupate nelle professioni intellettuali (+6,5%) e tecniche (+6,8%): a livello nazionale su 385.000 nuove occupate 284.000 svolgono mansioni a elevata qualificazione.
Una fotografia dalla quale emerge che «le donne finalmente iniziano ad accedere anche al mondo delle professioni tecniche, finora molto maschile, e a posizioni di livello – commenta Roberto Di Iulio, presidente del Consiglio Provinciale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Ancona -. Questi dati si accompagnano anche a una crescita più generale dell’occupazione, che può essere ricondotta anche al venir meno delle prestazioni di assistenzialismo, come il reddito di cittadinanza».
Nonostante sull’occupazione femminile «l’obiettivo non è stato ancora raggiunto» e permane un divario occupazionale rispetto al dato dell’occupazione maschile, ancora da colmare, «si tratta comunque di un bel segnale al quale vanno accompagnate politiche per la conciliazione della vita familiare e professionale, anche con incentivi economici alle imprese che assumono donne».
A crescere «non è solo il dato delle dipendenti, ma anche delle donne imprenditrici che decidono di avviare un’attività imprenditoriale proprio per una migliore conciliazione della famiglia con il lavoro. Questo evidenzia che il mercato è dinamico e vuole crescere superando il canone del lavoro dipendente grazie ad una maggiore flessibilità e possibilità di gestire il proprio tempo, un tema, quest’ultimo, che soprattutto dopo il Covid è diventato cruciale».