ANCONA – Operata al cuore da neonata, oggi ha 28 anni ed è una campionessa olimpica. Stephanie Gott, pattinatrice britannica, è reduce dai Giochi mondiali invernali di Torino 2025. Come altri 1.500 atleti provenienti da oltre 100 Paesi, ha gareggiato (e vinto) agli Special Olympics World Winter Games Torino 2025, il più grande evento sportivo e umanitario al mondo.
Ma non sono solo le medaglie argento e bronzo conquistate a far gioire Stephanie, quanto l’incontro – straordinariamente commovente ed emozionante – con il chirurgo che le salvò la vita. Quel medico è il dottor Marco Pozzi, jesino d’adozione, ex primario della Cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale di Torrette di Ancona. «28 anni fa ho operato a Liverpool una bimba di 18 giorni con una cardiopatia complessa…», ricorda con emozione il medico.

A soli 10 giorni di vita il piccolo cuore di Stephanie ha iniziato a fare i capricci rivelando che era nata con un difetto cardiaco congenito. Il dottor Marco Pozzi le ha salvato la vita sottoponendo la neonata a un intervento chirurgico a cuore aperto. «Grazie a lui, oggi sono qui», ha detto la campionessa britannica del dottor Pozzi, ricordandolo proprio in occasione del suo viaggio in Italia per i Giochi mondiali invernali di Torino 2025 che si sono conclusi ieri.
«Qualche giorno fa sono stato contattato dalla tv americana ESPN che si occupa unicamente di sport – racconta il dottor Pozzi – loro mi hanno informato che quella bimba di 18 giorni, ora ha 28 anni ed è una sportiva. Da anni partecipa alle Olimpiadi speciali come pattinatrice, avendo già vinto una medaglia di bronzo alle scorse Olimpiadi gareggiando per la Gran Bretagna».
In ogni intervista Stephanie ha sempre sottolineato quanto ci tenesse a queste Olimpiadi «perché sono in Italia, la patria del chirurgo che mi ha salvato la vita». La redazione di ESPN ha così deciso di fare una sorpresa a Stephanie, invitando il dottor Pozzi a Torino. «Ho accettato con gioia e ho anche scoperto il mondo delle Olimpiadi Speciali che mi ha profondamente colpito», conclude Marco Pozzi che si sta interessando a un progetto teatrale a Jesi con persone affette da disabilità.

«Lo spirito di queste olimpiadi non è tanto cosa ci possono dare questi atleti in termini di risultati ma, cosa possiamo fare noi per queste persone affette da disabilità per far loro vivere lo sport al meglio. Questo spirito l’ho visto declinato in tutto quello che coloro che lavorano in questo mondo fanno, sia durante le competizioni che fuori dalle competizioni. Io non conoscevo queste olimpiadi e devo dire non ho visto nemmeno un italiano competere… – continua sorpreso il dottor Pozzi -. Penso che queste olimpiadi e soprattutto il concetto di inclusione di persone con disabilità intellettiva nello sport vada fatto conoscere, perché potrebbe essere di beneficio per tante persone. È stata una grande emozione per me, esattamente come ritrovare Stephanie dopo 28 anni».