«È stata la grande qualità di questo pontefice a farci sentire la sua presenza come quella di una persona vicina, normale, a portata di mano. Ce lo sta dimostrando anche la moltitudine di testimonianze che in questi giorni si riversano nei media sottolineando che qualche aneddoto, incontri commoventi, parole e fatti divertenti e profondi tra il Papa e la gente comune». Così don Aldo Buonaiuto, della Comunità Papa Giovanni XXIII di Ancona, sulla morte di Papa Francesco.
Il sacerdote, fondatore e direttore editoriale di In Terris, impegnato nella lotta contro la prostituzione schiavizzata afferma: «Non ci aspettavamo di ricevere nel Lunedì dell’Angelo questa notizia così triste. Papa Francesco l’avevamo visto il giorno di Pasqua, certamente sempre molto provato, ma eravamo tutti pieni di speranza che pian piano si potesse rimettere».
A dare l’annuncio della morte del Pontefice è stato il Camerlengo, il cardinale Kevin Farrell. Ieri, 23 aprile, la traslazione del feretro da Santa Marta alla Basilica di San Pietro, dove il corpo è esposto ai fedeli in una bara di legno e zinco, senza catafalco né uso del pastorale papale, come da volontà di Papa Francesco.
Sabato 26 aprile, alle ore 10 in Piazza San Pietro avrà luogo la celebrazione della Messa esequiale alla quale parteciperanno capi di Stato e delegazioni internazionali. Intanto in migliaia i fedeli e i pellegrini che hanno invaso San Pietro per rendere omaggio a Papa Francesco, a testimonianza del grande affetto del popolo per un Pontefice che verrà ricordato per la sua umiltà e per la vicinanza agli ‘ultimi’.
«Svegliarmi con la notizia della sua morte – prosegue Don Aldo – è stato un colpo al cuore anzi sembrava una notizia impossibile perché ormai Francesco era con noi, uno di noi».
Il sacerdote ricorda i numerosi incontri avvenuti con il pontefice: «Ho avuto il dono di incontrarlo molte volte ed essere preso in simpatia dal Santo Padre. A lui piaceva anche sorridere e così tra i diversi momenti seri non potevano mancare attimi di giovialità dove la prima soddisfazione era vedere il papa ridere pensandolo sempre immerso in così tanti problemi e sofferenze di questo mondo».
«Come non ricordare quel giorno del 12 agosto 2016, quando in occasione dell’Anno Santo della Misericordia, scelse di fare visita in una casa rifugio della comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi – ricorda -. Nessuna delle 25 giovani donne si aspettano l’arrivo del pontefice. Mi inventai che si dovevano preparare per accogliere un cantante famoso. Così quando bussò alla porta il Papa le ragazze restarono senza parole. Fu un pomeriggio straordinario perché Francesco mise a loro agio queste donne e poi le ascoltò con grande attenzione. Ricordo la grande commozione del pontefice nel sentire le loro drammatiche storie e il suo desiderio di chiedere perdono a nome di tutti coloro che le avevano maltrattate».
«Vederlo riposto in quella grande bara – aggiunge Don Aldo – mi ha fatto ripensare ai diversi momenti di condivisione a partire dalle domande che mi faceva su certi temi che gli stavano a cuore sugli ultimi. Restavo sempre meravigliato che il pontefice potesse chiedere qualcosa a un semplice sacerdote come me. Eppure lui è stato così, un uomo, un papa che si è messo realmente in ascolto di chiunque mettendosi in discussione nonostante il suo ministero petrino. L’affetto per Papa Francesco è stato grande e lo stiamo respirando da ogni parte del mondo. Ora è il momento di dirti il nostro grazie e di pregare affinché riposi nella pace di Dio» conclude.