ANCONA – «La Peste suina non è una emergenza sanitaria umana, ma veterinaria, il virus infatti non si trasmette all’uomo». Lo spiega l’infettivologo Andrea Giacometti, primario della Clinica di Malattie Infettive dell’ospedale Torrette di Ancona. In Italia sono stati registrati «una trentina di focolai che hanno interessato i suini domestici, ma il virus si trasmette anche tra i cinghiali. Non è pericoloso per l’uomo – dice – che non possiede recettori per questo virus e quindi non può esserne contagiato».
L’infettivologo rassicura anche dal punto di vista alimentare «si può mangiare carne suina, meglio ben cotta perché quella cruda o poco cotta può contenere il parassita toxoplasma o la tenia solum». Un problema importante per le imprese agricole che allevano suini che in caso di infezione vanno incontro all’abbattimento di massa degli animali con importanti perdite economiche.
Il professor Giacometti spiega che «mentre l’influenza aviaria si trasmise anche all’uomo, perché i virus influenzali, essendo simili tra loro possono ricombinarsi passando dal pollame all’uomo e viceversa. Per la stessa ragione nel 2009 si diffuse l’influenza suina, che dai maiali si trasmise anche all’uomo, la peste suina viene trasmessa invece da un virus completamente diverso che non può attecchire sull’uomo».
Con il cambiamento climatico «c’è il rischio che nuovi virus possano emergere a seguito dello scioglimento dei ghiacciai in Antartide – prosegue – è già stato isolato un batterio preistorico dai ghiacciai delle Alpi. Non è così remota la possibilità che possano emergere anche dei virus che colpivano gli animali 100milioni di anni fa e che sono rimasti sopiti tra i ghiacci. Il virus della Spagnola, che fece strage tra il 1918 e il 1920, è stato isolato negli Stati Uniti, dopo essere stato prelevato dai cadaveri di persone morte in Alaska: si è conservato grazie al ghiaccio ed il virus – conclude – è ancora attivo».