Tra 20 anni meno di una famiglia su 4 avrà figli, mentre la popolazione continua a decrescere e aumenta lo squilibrio fra generazioni. È la fotografia scattata dall’Istat nelle “Previsioni della popolazione residente e delle famiglie – Base 1/1/2023”. L’Istituto Nazionale di Statistica parla di «tendenze la cui direzione parrebbe irreversibile, pur se in un contesto nel quale non mancano elementi di incertezza»: secondo le stime la popolazione nel 2030 scenderà da circa 59 milioni di residenti (al 1° gennaio 2023) a 58,6 milioni nel 2030, a 54,8 milioni nel 2050 fino a 46,1 mln nel 2080. Il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2023 a circa uno a uno nel 2050.
Le nuove previsioni sul futuro demografico del Paese, aggiornate al 2023, evidenziano tendenze la cui direzione parrebbe irreversibile, pur se in un contesto nel quale non mancano elementi di incertezza. La popolazione residente è in decrescita: da circa 59 milioni al 1° gennaio 2023 a 58,6 mln nel 2030, a 54,8 mln nel 2050 fino a 46,1 mln nel 2080.
Il progressivo spopolamento riguarda tutto il territorio, ma con differenze tra Nord, Centro e Sud dove il calo sarà più consistente. Al Sud la popolazione potrebbe ridursi nel 2080 di 7,9 milioni di abitanti, 3,4 milioni dei quali già entro il 2050. Nel 2050 gli over 65 potrebbero rappresentare il 34,5% del totale (oggi sono il 14%) e gli over 85 potrebbero passare dal 3,8% nel 2023 al 7,2%, con dei margini di oscillazione.
Il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2023 a circa uno a uno nel 2050. «Entro il 2050 si perderanno 4 milioni di residenti e nel 2080 gli italiani residenti saranno poco meno di 46milioni con un calo di circa 10 milioni» evidenzia la professoressa Mariateresa Ciommi docente di Statistica economica all’Università Politecnica delle Marche. La docente evidenzia che dalle proiezioni emerge «uno scenario per niente roseo nel quale neanche i flussi migratori saranno in grado di contrastare il decremento di popolazione».
A pesare sullo spopolamento «è il calo delle nascite che nel 2050 saranno la metà dei decessi e un terzo della popolazione sarà over 65». Cimmi sottolinea che oltre all’invecchiamento della popolazione, che cambierà le dinamiche sociali, ci sarà anche un cambiamento nella struttura della famiglia, «con quasi un 1 milione in più di ‘microfamiglie’» ovvero nuclei senza figli o famiglie monogenitoriali. Un nuovo assetto della società che avrà importanti effetti. Venendo meno la forza lavoro, a causa dell’aumento del numero di anziani, e di una minore popolazione in età da lavoro, «gli effetti riguarderanno per primo le pensioni».
«La sfida dei prossimi decenni – prosegue – con un Paese che invecchia, è quello a pensare nuove politiche che possano fornire risposte al crescente numero di anziani, dall’abitare, alle politiche sanitarie e assistenziali, serve un welfare in linea con questo cambiamento. La situazione nelle Marche, essendo una regione centrale, in proiezione è migliore rispetto al Sud Italia, ma la tendenza demografica resta confermata».