ANCONA – Non solo intelligenza artificiale ma anche quantum computing. La rivoluzione tecnologica avanza e le Marche con la ricerca dell’Università Politecnica delle Marche sono tra i protagonisti del cambiamento. Cos’è il quantum computing? Mentre i computer tradizionali, attualmente in uso, si basano sulla fisica classica, spiega il professor Marco Baldi, professore associato in Telecomunicazioni presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Univpm, i quantum computer sfruttano la meccanica quantistica.
«I computer quantum, teorizzati negli anni 80, esistono già dai primi anni Duemila, ma sono diffusi solo presso poche istituzioni, grandi aziende e importanti centri di ricerca internazionali – prosegue -; oggi stanno diventando sempre più performanti e presto forse potremmo disporne su larga scala. La differenza più grande tra i computer tradizionali e quelli quantum è che i primi utilizzano i bit, i secondi i qubit, una tecnologia il cui vantaggio è rappresentato dalla possibilità di «fare calcoli in maniera radicalmente più veloce rispetto ai computer classici».
Tra le applicazioni del quantum computing, grazie alla possibilità di riuscire a risolvere alcuni problemi complessi e «difficilmente risolvibili da parte dei computer tradizionali, c’è ad esempio l’applicazione nella sintesi di nuove molecole nell’industria chimica e farmaceutica e la gestione di grandi banche dati, oltre che nell’intelligenza artificiale. I quantum computer hanno una capacità di calcolo superiore».
Grazie ai quantum computer in futuro potremo quindi disporre di «medicinali molto più avanzati degli attuali, perché questa tecnologia può consentire l’esecuzione di simulazioni molto più veloci e testare tante combinazioni di molecole, inoltre può essere utilizzata nei processi di ottimizzazione dei trasporti quando è presente una grande mole di mezzi, questo consente un importante risparmio nei percorsi, calcoli che i computer tradizionali impiegano troppo tempo per eseguire».
Vantaggi a parte, c’è anche un risvolto negativo della medaglia: se questa tecnologia finisse nelle mani sbagliate potrebbero verificarsi cyber attacchi che oggi non sono fattibili e che farebbero saltare gran parte dei sistemi crittografici attuali, spiega. L’Università Politecnica delle Marche sta facendo ricerca su questo fronte.
«Bisogna pensare a nuovi sistemi crittografici che possano resistere sia agli attacchi classici che ai nuovi – dice l’esperto -, dobbiamo iniziare a difenderci ora per gli attacchi che potranno arrivare nei prossimi anni, perché alcuni sono in grado di memorizzare i dati adesso e lasciarli ‘congelati’ per decifrarli successivamente. Per questo, il nostro gruppo di ricerca presso l’Università Politecnica delle Marche sta partecipando a una standardizzazione internazionale del NIST (National Institute of Standards and Technology), noto ente statunitense, che sta scegliendo gli algoritmi crittografici post quantum da approvare per la successiva applicazione».