Ancona-Osimo

Retribuzioni, Orazi di Univpm: «Nelle Marche si accentua il gap generazionale»

I giovani under 30 guadagnano il 36,4% in meno rispetto agli over 50 (38,5% tra gli uomini, 33,3% tra le donne)

«Il gender gap retributivo continua ad essere un problema rilevante nel nostro Paese, specie nei ruoli apicali dove è più evidente, ma oggi il gap retributivo è anche generazionale, con la quota più debole rappresentata dai giovani, più disoccupati e peggio retribuiti». Lo spiega il professor Francesco Orazi, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università Politecnica delle Marche, commentando gli ultimi dati Istat relativi a “Differenze retributive per genere, generazione, livello di istruzione e tipo di contratto”.

Secondo l’Istat nel 2022 la retribuzione oraria media, nelle unità economiche con almeno 10 dipendenti, tra le donne è pari a 15,9 euro (0,5 euro inferiore alla media calcolata su tutti i dipendenti) e tra gli uomini è pari a 16,8 euro (0,4 euro superiore). Il differenziale retributivo di genere (Gender Pay Gap) è più marcato tra i laureati (16,6%, un valore circa triplo di quello medio) e tra i dirigenti (30,8%). I giovani under 30 guadagnano il 36,4% in meno rispetto agli over 50 (38,5% tra gli uomini, 33,3% tra le donne), i lavoratori con contratto a tempo determinato percepiscono il 24,6% in meno di chi ha un contratto a tempo indeterminato.

Livelli retributivi medi particolarmente elevati caratterizzano il settore delle Attività finanziarie e assicurative (25,9 euro l’ora), mentre i più bassi si registrano in quello dei servizi di alloggio e di ristorazione (10,9 euro). Tra i lavoratori dipendenti, il 10% che guadagna di meno viene retribuito al massimo con 8,8 euro l’ora, mentre il 10% che guadagna di più supera i 26,6 euro.

«Nel nostro Paese – spiega Orazi – il mercato del lavoro presenta ancora sacche di debolezza occupazionale, retributiva e di esclusione, una piaga, quest’ultima, che tocca soprattutto le donne del Meridione. Poi sono presenti sacche di debolezza occupazionale che riguardano in special modo i giovani, specie quelli che hanno bassi titoli di studio». L’altro fenomeno messo in luce dal docente è quello dello «scoraggiamento, una condizione per la quale una persona rinuncia a cercare lavoro perché sfiduciata».

Nelle Marche la contrazione della manifattura «e il declino economico e produttivo che va avanti da un quindicennio, stanno creando sacche di disoccupazione e stanno accentuando il fenomeno migratorio del capitale umano. Sempre più giovani istruiti scelgono di trasferirsi all’estero dopo la laurea per cercare lavoro, sia perché gli stipendi sono più elevati, sia perché, specie gli studenti più meritevoli, possono trovare quei ruoli più qualificati ai quali ambiscono». Insomma, «i nostri laureati migliori il più delle volte finiscono per andare a lavorare fuori regione o all’estero».

«Molti studenti universitari» dopo la laurea triennale «vanno a frequentare la laurea specialistica fuori dalle Marche perché sperano in opportunità di ricerca e placement più appetibili. A seguito di questa scelta però molti resteranno nei territori dove hanno studiato perché offrono opportunità migliori dal punto di vista lavorativo» conclude.