ANCONA – Weekend bollente sulle strade italiane per il rientro dalle vacanze estive, mentre nella mente dei viaggiatori che ritornano a casa si affollano i pensieri legati alla ripresa di una quotidianità che si trascinerà, tra lavoro e scuola, per un intero e lungo anno.
Se sul fronte della viabilità, da oggi 24 agosto, al pomeriggio di domani, domenica 25, si prospettano due giornate da bollino rosso per traffico intenso, la fine delle ferie per la riapertura di gran parte delle aziende fa scattare già una certa nostalgia delle vacanze estive, un periodo che sembra sempre troppo breve. A metà settembre poi c’è anche il ritorno sui banchi di scuola degli studenti, un altro momento spartiacque, che coincide con quello che alcuni definiscono, forse impropriamente, come stress da rientro, un momento di riadattamento per la ripresa della solita routine dopo la pausa di relax estivo. Come gestire questa fase? Ne abbiamo parlato con due esperti.
Per i bambini e i ragazzi il primo stress da rientro è rappresentato dal «timore di non finire in tempo i compiti delle vacanze», spiega il dottor Mauro Mario Coppa, psicoterapeuta dell’età evolutiva e direttore sanitario del Centro Risorse PsicoPedagogiche e Didattiche La Strada di ERM, di Ancona.
L’esperto, che è anche docente di Teorie e metodi di valutazione scolastica e Psicologia cognitiva nella prima infanzia, all’Università degli Studi di Urbino presso il Dipartimento di Studi Umanistici, è critico per quanto riguarda i compiti assegnati in estate agli studenti: «I compiti estivi, ma più in generale i compiti – prosegue -, andrebbero rivalutati dai docenti» perché si tratta di una modalità «inadeguata rispetto ai tempi e al retaggio di una scuola» che guarda più al passato che al presente.
Finire il libro assegnato diventa dunque una fonte di stress non solo per i ragazzi, ma anche per i loro genitori, che si sentono per così dire anch’essi sotto esame. Ed ecco che scattano «la paura e l’angoscia che gli insegnanti possano verificare se i bambini o, più spesso, i loro genitori abbiamo completato tutto. Gli ultimi studi e le neuroscienze – spiega il dottor Coppa – mostrano che la sola ripetizione dei concetti se non è accompagnata da un’elaborazione porta alla dispersione dei contenuti e non al loro consolidamento. L’esercizio diventa quindi più una condanna per la famiglia e i bambini che non produce risultati dal punto di vista dell’apprendimento».
Il consiglio dell’esperto, a pochi giorni dal ritorno sui banchi, è quello di «non pressare i ragazzi perché altrimenti il rischio è che il nuovo anno inizi con un atteggiamento non positivo verso la scuola e i docenti. Il compito delle istituzioni scolastiche è quello di stimolare l’apprendimento – conclude – mentre l’esercizio a casa è ormai superato e desueto».
Discorso diverso per gli adulti che riprendono la loro quotidianità dopo la pausa dal lavoro. «Non esiste lo stress da rientro – dice la psicologa Giorgia Cannizzaro -, esiste la fatica di riprendere la quotidianità con annessi e connessi: lavoro, impegni e la scuola dei figli. Come tutte le parantesi di leggerezza il ritorno alla realtà è faticoso, ma del resto non ci sarebbero parentesi di leggerezza se non ci fosse l’affaticamento della vita quotidiana».
Secondo la dottoressa Cannizzaro, docente di Psicologia generale e della relazione, di Psicologia in emergenza e maxi emergenza e di Psicologia nella cronicità all’Università Politecnica delle Marche, «questa quotidianità è diventata un po’ troppo densa e impegnativa e produce un affaticamento eccessivo che è difficile da smaltire con due settimane o una o tre di ferie. Pertanto una soluzione sarebbe ridurre un po’ la corsa all’oro e poi fare pit stop un po’ più frequenti» conclude.