ANCONA – «Sul Piano Socio Sanitario Regionale ci sono crescenti aspettative perché tanti sono i problemi della sanità delle Marche». Interviene così la segretaria regione della Cgil, Daniela Barbaresi, sul più importante documento programmatico di una Regione che incide fortemente sui bilanci e che delinea gli scenari della sanità. «Riteniamo insufficienti le proposte in esso contenute. Questo è ciò che sosterremo i prossimi giorni in occasione delle audizioni nella 4′ Commissione Consiliare».
Numerose le criticità, relative alla struttura del documento, ai suoi contenuti e al percorso, evidenziate da Cgil, Cisl e Uil, che in una nota congiunta pongono l’accento sul fatto che «la sanità anche nelle Marche ha pagato un caro prezzo alle politiche di tagli e sottofinanziamento, confermate anche dall’ultima Legge di Bilancio».
Secondo i sindacati nel Piano socio sanitario regionale, già approvato dalla giunta, non è chiara la strategia relativa gli assetti istituzionali, ovvero il «rapporto tra Enti e Aziende del Servizio sanitario regionale, qualificazione della rete ospedaliera, ruolo dei presidi unici (compresi quelli di futura realizzazione)».
«Affrontata in modo generico» la questione dell’assistenza ospedaliera mentre per Cgil, Cisl e Uil, «occorre una riflessione sull’impatto della riconversione dei piccoli ospedali in Ospedali di Comunità, o alla prospettiva della realizzazione di future sedi ospedaliere». Poco chiara per i sindacati anche la prospettiva di riorganizzazione delle cure primarie, oltre al progetto di sviluppo delle Case della Salute. «Mancano chiare proposte progettuali sulle cure intermedie, sulla residenzialità socio sanitaria e sulle cure domiciliari, settori sui quali persistono rilevanti squilibri tra i territori». Definita grave la situazione della mobilità sanitaria, «affrontata solo genericamente illustrando solo i numeri di riferimento, senza indicare le strategie efficaci che si intendono adottare». Assente la strategia per il finanziamento della prevenzione, mentre «particolare attenzione va dedicata alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro, a partire dai cantieri post sisma».
Altra questione quella relativa al personale e al tetto di spesa previsto dalla normativa nazionale (che impone alle Regioni di non superare quanto speso nel 2004, decurtato dell’1,4%), un tema che secondo i sindacati non viene affrontato adeguatamente. «Ulteriori tagli, previsti in particolare per l’Asur, pregiudicheranno la possibilità di garantire i livelli essenziali di assistenza in un quadro di rispetto dei diritti e delle condizioni di lavoro dei dipendenti del Servizio Sanitario Regionale», spiegano nella nota, un fatto che «crea forte preoccupazione rispetto all’apertura di ulteriori spazi di azione agli erogatori privati accreditati, ai quali verrebbero così affidati interi comparti del sistema sanitario e socio sanitario: una soluzione ancora più preoccupante considerando che nel Piano risulta generico il ruolo di committenza che dovrebbe essere esercitato dal servizio pubblico». Sempre sul fronte del personale i sindacati evidenziano che «non è stata fatta sufficiente chiarezza sulla costituzione e l’utilizzo dei fondi aziendali di produttività, in particolar modo relativamente al superamento dei limiti di spesa del lavoro straordinario e alle modalità di recupero. Sono completamente assenti linee guida e visione organica relativamente al sistema dell’emergenza e del 118, così come non c’è nessuna indicazione relativamente alle possibilità di recupero di risorse».
Nota dolente anche l’integrazione socio sanitaria: pur individuando nella mancata coincidenza tra Ambiti sociali e Distretti una delle principali criticità di sistema, «il Piano non traccia delle ipotesi rispetto ad un suo indispensabile superamento». Per i sindacati manca una riflessione sui Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali, mentre «occorre sviluppare e declinare il capitolo sulla medicina di genere intesa come volta ad affrontare le differenze e non solo come superamento delle diseguaglianze». «Alla sanità marchigiana servono risposte e servono subito» concludono Cgil, Cisl e Uil.